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Veduta aerea di Palazzo Chigi ad Ariccia

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Veduta aerea di Palazzo Chigi ad Ariccia

Fu Bernini a dare il «color dell’aria» a Palazzo Chigi di Ariccia

Con 2 milioni di euro saranno restaurate le facciate del Museo del Barocco romano e i Casini laterali della Collegiata di Santa Maria Assunta. Interventi anche nel parco, mentre sono allo studio la fase romana e quella preromana del territorio 

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Arianna Antoniutti

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«Palazzo Chigi-Piazza di Corte» è il progetto del Ministero della Cultura che, in tre anni, prevede lo stanziamento di 2 milioni di euro finalizzati al rifacimento delle facciate di Palazzo Chigi ad Ariccia e al restauro dei Casini laterali della Collegiata di Santa Maria Assunta, il complesso berniniano affacciato sulla piazza. Dimora barocca e museo, una vera e propria «capsula del tempo» (come è descritto nel sito web), l’edificio, assieme all’intero feudo di Ariccia, venne acquistato dal principe Agostino I Chigi nel 1661, dalla famiglia dei Savelli. Il palazzo fu ristrutturato tra il 1664 e il 1672 sotto la direzione di Carlo Fontana, seguendo il progetto di Gian Lorenzo Bernini. A Bernini si deve anche la sistemazione urbanistica del borgo, con la progettazione della piazza di Corte, a lui affidata da Alessandro VII Chigi, comprendente la realizzazione della citata Chiesa Collegiata dell’Assunta, dei relativi Casini laterali e delle fontane. 

Abbiamo chiesto all’architetto Francesco Petrucci, conservatore del Palazzo, di illustrarci il progetto in corso.

Quali interventi avete previsto e con quali tempistiche?
Il programma triennale ha visto lo stanziamento di 600mila euro nel 2023 e ne prevede 700mila nel 2024 e altri 700mila nel 2025. Svolte le indagini con rilievo fotogrammetrico di tutto il palazzo, si è partiti con il restauro delle facciate. Sarà ripristinato quello che era il colore dell’edificio quando fu completato. Il palazzo ha infatti conosciuto tre fasi: una della fine del Cinquecento, poi la fase barocca berniniana e infine il completamento del 1740, che seguì sempre il progetto berniniano e che dotò il Palazzo del «color dell’aria», tonalità molto in voga all’epoca, che imita i colori tenui dell’atmosfera. A seguire, ci saranno importanti interventi nel centro storico, anche legati alla candidatura dell’Appia Antica a Patrimonio Unesco. Ariccia, infatti, rappresenta la prima stazione consolare dell’Appia. Si lavorerà al recupero di tutte le emergenze: il suo tratto viario è uno dei più integri conservati. Tra poco, invece, nel parco del palazzo inizieranno le operazioni relative all’irregimentazione delle acque meteoriche. Ancora, già finanziato e gestito dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma e per la provincia di Rieti, prenderà avvio il restauro dei Casini laterali della Collegiata di Santa Maria Assunta. È invece già a buon punto la realizzazione della nuova illuminazione del complesso berniniano della piazza, per la quale sono state scelte luci led di ultima generazione, con fari meno ingombranti dei precedenti e dal minor impatto paesaggistico

Innegabilmente, Palazzo Chigi (sede dal 2008 del Museo del Barocco Romano) è noto soprattutto per la sua fase seicentesca. Il progetto in corso può fornire nuove scoperte dell’intero territorio di Ariccia?
Sicuramente la fase romana, e anche quella preromana, sono rilevanti. Ariccia, in antico, era la città della famiglia materna di Augusto. È forte il legame con la Gens Iulia, lo stesso Giulio Cesare aveva qui una sua villa. L’Appia Antica è rimasta intatta. Sotto tre metri di terra, c’è un’intera città, proprio a ridosso del centro storico. La candidatura a Patrimonio Unesco potrebbe davvero costituire un traino fortissimo per Ariccia, un sito da valorizzare non solo per la sua fase barocca, ma anche per l’archeologia e il suo magnifico paesaggio.

Arianna Antoniutti, 25 luglio 2024 | © Riproduzione riservata

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