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Una foto dalla serie «Luxury» (2004-08) di Martin Parr

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Una foto dalla serie «Luxury» (2004-08) di Martin Parr

Il glitz and glamour della Torino Art Week 2022

Il côté mondano di Artissima: mecenati, curatori di musei, collezionisti, imprenditori, artisti e anche qualche vip outsider divertiti tra cene e vernissage

Riccardo Deni

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Inizia la Art Week di Torino 2022. La città, come sempre, si tira a lucido, e anche se l'autunno è (finalmente) calato, togliendo gli ultimi scampoli inattesi di sole, c’è un vento caldo euforico, uno scirocco del mercato che invade l’Art Week, sostenuto dal successo di quella parigina, conclusasi da poco con la prima di Paris+. 

1 novembre: Pinacoteca Angelli.
Nel giorno di Ognissanti si parte con la soirée di Pinacoteca Agnelli, con debutto al completo durante Artissima di Sarah Cosulich nel ruolo di Direttrice della Pinacoteca, avendo Pista500 completata e impreziosita dalle installazioni che vi campeggiano e dall’intervento verde di Cristiana Ruspa. La Pinacoteca presenta il dialogo tra Simon Starling (galleria Franco Noero) e il Tiepolo della collezione: elegante binomio - almeno quanto il gallerista torinese che lo aveva già presentato nella mostra personale dello stesso Starling nel 2018 a Palazzo Carignano.

Non sono solo la Pista500 o Starling a rilucere comunque, è tutta la Pinacoteca che dal cambio di guida produce un effetto diverso. Lo si percepisce dalla marea di persone che si accodano in fila agli ascensori e dal parterre che rende omaggio all’istituzione e alla sua direttrice. Arrivano (in anticipo sui tempi di Artissima) i galleristi, da Raffaella Cortese a P420, soliti frequentatori della cena di Rivoli dell’indomani e oggi invece già in città. Arrivano i collezionisti, elegantissimo Mauro di Iorio, così come i curatori da Matteo Mottin a Saim Demircan, e a Sergio Buttiglieri, style manager di Sanlorenzo, colosso del lusso della nautica sempre più attivo nell’arte contemporanea. Alla buvette fioccano i free drink (anche se di free c'è solo un prosecco un po' acidulo e per il negroni sono 8€) e la serata che si sposterà al Circolo della stampa di Corso Unione sfuma nell’alcolico. E questo è un ottimo segno, perché il glam è sempre alcolico e la Pinacoteca ora, oltre alla collezione, al team curatoriale di alto livello, è davvero anche glam. 

2 novembre: Castello di Rivoli
Il Castello è sempre il Castello, nonostante il traffico, le strade in tilt per Juventus-PSG, e Corso Regina Margherita, sul quale molti hanno perso il sonno. Molta più gente che si accalca fuori dagli ingressi, su una fila quasi chilometrica che poi si snoda sulle scale verso la manica lunga dove torna dopo molti anni Olafur Eliasson. La mostra avvolta nel buio e screziata dalle luci create dall’artista danese, è uno sfondo spaziale perfetto per la serata che anticipa la grande prima di Luigi Fassi ad Artissima.

A rendere omaggio al Castello, a Eliasson, alla Direttrice Carolyn Christov-Bakargiev e alla Presidente Francesca Lavazza, ci sono tutti. Da Gianfranco D’Amato (con la moglie Laura Trisorio), sostenitore del Castello di Rivoli, mecenate e grande industriale napoletano, a Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, elegantissima in avorio, con il figlio Eugenio, alle case d’asta Christie’s e Sotheby’s con Cristiano De Lorenzo e Marta Giani, ai galleristi, Raffaella Cortese, Lia Rumma e Franco Noero su tutti. Al tavolo istituzionale della Presidente oltre alla neoeletta in CRT per l’Arte Maria Luisa Papotti (poco distante l’uscente Anna Ferrino con il marito Vittorio) e Gianluca Ferrero (presidente della Fondazione della Collezione Cerruti), c’è anche una spruzzata di Milano, con l’assessore alla Cultura Tommaso Sacchi. Poco distante, c’è poi un tocco di Francia, con un erede Carmignac e una rappresentanza di artisti italiani, legati a Rivoli, come Francis Offman, Renato Leotta e Guglielmo Castelli avvolto in un elegante cappotto nero puntellato di pois oro. Gli ospiti tirano lungo (complice anche il comunque ottimo catering Stratta) e in coda per i cappotti Luigi Fassi dà apuntamento al 3 novembre all’OVAL per il suo debutto da Direttore.

3 novembre: Artissima, Oliviero Toscani e Patrizia Sandretto Re Rebaudengo
Dopo l’overture di Artissima, con un inusuale breakfast super vip alle 9.30, un po’ gaudente, un po’ assonnato, la giornata si snoda frenetica, in una fiera stracolma di persone già dalle 12, che continua a riempirsi come una biblica arca di Noè. Ad Artissima ci sono già da subito alcuni grandi collezionisti che confermano la loro predilezione italiana per l’appuntamento torinese e il suo cotè anche esterno alla fiera, artistico e mondano. La giornata corre, e inizia a scivolare verso la sera.

Inutile dirlo, ogni vernice di Artissima contiene sempre questa trepidazione per quello che un po’ tutti attendono: questa è infatti la serata-Sandretto (la prima delle due, quella «internazionale»). Ma poco prima c’è il tempo per passare dalla Galleria Mazzoleni dove Nicolas Ballario modera un talk con Olivero Toscani in onore della sua mostra in galleria. Il talk è intimo e intenso, se addirittura Marinella Senatore si abbandona alla confidenza di come la rivista «Colors» dello stesso Toscani abbia toccato la sua vita allora di adolescente e giovane artista e la sua futura poetica e pratica artistica. A fine talk sono quasi le otto e le macchine si dividono: alcune verso la Nuvola Lavazza, al ristorante Condividere per la cena di rito con Francesca Lavazza, come padrona di casa, altre a casa Sandretto Re Rebaudengo. La cena è un trionfo. Artisti, curatori, critici, intellettuali, sono tutti lì per Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, e l’impressione è che questa sia la vera colonna portante di questa città dell’arte. Cosa sarebbe la Torino dell’arte senza di lei? È una domanda che affascina e che spaventa, allo stesso tempo. Lo stesso discorso di Hans Ulrich Obrist sembra farlo intendere in uno suo passaggio, e a fermarsi un momento sembra che in una realtà parallela una Torino senza di lei (e forse senza Rivoli) in realtà sia ben poco. Eppure c’è, e tutti qui se la tengono stretta.

4-5 novembre: Patrizia Sandretto Re Rebaudengo (Vol. 2), Camera, Bunker
L'Artissima social scivola verso il weekend e le serate meno esclusive. C'è ancora il tempo di tornare a casa Sandretto per la seconda cena, quella più italiana. Un clima più festoso tra i tavoli e meno istituzionale è quello che apre le porte al weekend, tra club-to-club, le feste di CAMERA e del Bunker dove la Torino della Art week si mescola, si confonde e si diverte. D'altronde un altro anno è passato e la sensazione è che Luigi Fassi non abbia fatto sentire la mancanza di Ilaria Bonacossa e che tutta la città, compice il clima di entusiasmo (vedremo quanto duraturo) che si respira nel mercato dell'arte in Europa, si sia fatta trovare non solo pronta, ma adeguatamente scintillante. La notte arriva, incombe la domenica, il boxing-day della fiera, un po' di malinconia prende il cuore, pronti per la prossima. 


L’occhio sulla Torino Art Week 2022

Una foto dalla serie «Luxury» (2004-08) di Martin Parr

Riccardo Deni, 03 novembre 2022 | © Riproduzione riservata

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