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Michela Moro
Leggi i suoi articoliLa mappatura italiana delle case d’asta di «Il Giornale dell’Arte». Per questa stagione sono stati richiesti i dati semestrali a cinquanta «testate» cui han fatto seguito 27 risposte, cinque in più del 2018. Nella costante diversità di modus operandi e generi, la somma dei risultati, per quanto imperfetta, supera i 160 milioni di euro, con l’ovvia soddisfazione di chi ha incrementato i propri fatturati. Come sempre il dipartimento più attivo in quasi tutte le case d’aste è quello dell’arte moderna e contemporanea, ma a seguire si evincono le peculiarità di ognuno, considerando anche le diverse aree geografiche di provenienza. Bene gioielli, design, automotive. Il contributo esponenziale delle vendite online è ormai un fatto assodato. Ecco le voci dei protagonisti.
SANTAGOSTINO
Fatturato primo semestre 2019: 6.000.000 euro
Top lot
1. Antonio Zoran Music, «Montagna macchiata», 1951, 65.600 €
2. Anello in oro bianco con due diamanti, 39.000 €
3. Max Ingrand, lampadario mod. 2127, 15.900 €
Vanessa Carioggia, titolare della torinese Sant’Agostino, riflette sui 6 milioni di euro incassati: «La stagione si è aperta con l’asta primaverile di design che ha visto come protagonista Cleto Munari e le sue collaborazioni con designer internazionali. È stato venduto il 70% dei lotti presenti in asta. Le successive aste di pittura e scultura italiana e internazionale hanno portato ottimi risultati dimostrando così l’ulteriore crescita del settore della pittura figurativa italiana del ’900. Stabile l’interesse per la pittura dell’800». 80% di venduto per lotto e 250% venduto per valore (diritti esclusi). Il settore a più alto aggiudicato in euro (diritti esclusi) è stato Dipinti del ’900, mentre il totale delle private sale è di 2,5 milioni euro.

Il lampadario di Max Ingrand venduto da Santagostino a 15.900 euro
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