Elena Correggia
Leggi i suoi articoliNei prossimi giorni non mancheranno le occasioni per accostarsi all’arte antica scoprendo oggetti scelti di illustre provenienza, proposti a prezzi assai accessibili. Fra le aste speciali allestite da Pandolfini a Firenze, per celebrare il proprio centenario di attività, c’è quella dedicata alla collezione dell’antiquario e studioso fiorentino Giovanni Pratesi, «Homo faber», come cita il catalogo dell’incanto in programma il 23 e 24 ottobre. Dopo la fortunata vendita di una parte delle opere della galleria di via Maggio, avvenuta nel marzo 2023 da Sotheby’s, questa volta a essere offerti sono altri 300 lotti fra sculture, dipinti e alcuni oggetti d’arte della sua raccolta.
A spiccare è senza dubbio la statuaria, specie quella fiorentina, settore nel quale Pratesi vanta una particolare competenza. Si fa notare una coppia di sculture in marmo bianco di Giovacchino Fortini, raffiguranti un giovane uomo e una giovane donna, ovvero una menade e una baccante, resi armoniosamente con un linguaggio eclettico, in grado di coniugare la tradizione della statuaria fiorentina tardo-manierista con le innovazioni del barocco romano di fine Seicento (stima 15-25mila euro). Colpisce poi per la qualità esecutiva e l’accentuato vigore un marmo bianco con «Ercole e il leone Nemeo», di Giovanni Baratta stimato 80-120mila euro, accanto a «Diana con un cane», un raro marmo rosso attribuito a Francesco del Tadda, scultore esperto nella lavorazione del porfido (5-8mila). Il modellato ben proporzionato della figura della dea rimanda alle conoscenze della statuaria antica che ben sono intrecciate con i caratteri di stile della cultura artistica fiorentina del Cinquecento. Con una stima altrettanto contenuta, degna di un artista emergente contemporaneo, è infine offerta una «Carità romana» del bolognese Alessandro Algardi (8-12mila), dal movimento quasi impressionistico, di grande modernità, esemplare molto vicino ad altre edizioni dello stesso soggetto, fra cui la più nota è conservata al Victoria and Albert Museum di Londra.
Dal 22 al 24 ottobre invece, a Genova, Cambi disperde la raccolta proveniente da una dimora piemontese di un eclettico imprenditore, dal gusto raffinato, che va dagli arredi del XVIII e XIX secolo alla pittura orientalista fino alle ceramiche del Novecento di Gio Ponti per Richard Ginori e alle graziose figurine scolpite da Helen König Scavini per Lenci. «Si tratta della raccolta di un nostro affezionato cliente da oltre vent’anni, un esempio del collezionismo italiano di quell’epoca, che sceglieva con gusto spaziando fra epoche e stili», commenta Matteo Cambi, presidente di Cambi casa d’aste. «In catalogo quindi oltre mille lotti che comprenderanno un arco di sei secoli dal ‘300-’400 al ‘900 con una gamma varia anche nei prezzi compresi fra poche centinaia di euro e i 100mila».
Ben rappresentata in asta è l’arte decorativa del Novecento con alcuni pregevoli vasi di Gio Ponti fra cui «San Cristoforo», del 1931 (8-12mila) e «Amazzone con lancia», del 1923-30 (5-7mila), così come le deliziose sculture firmate da Helen König Scavini per Lenci fra cui «Colpo di Vento» (4-6mila) e «Zizi» (4-6mila). La sessione dedicata alla pittura comprende un interessante nucleo di opere orientaliste, «difficili da trovare in Italia con questa completezza», aggiunge Cambi, fra cui si segnala «Alla Fontana» di Alberto Pasini, del 1870 (20-30mila).
Nell’ambito degli arredi l’occhio attento del collezionista è ben evidente e in vendita si segnalano interessanti poltrone piemontesi Luigi XVI così come una coppia di consolle con specchiere di fine XVIII secolo e una scrivania «alla Mazzarina» intarsiata con decori in stile Boulle (6-8mila).
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