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Laura Lombardi
Leggi i suoi articoliPrato. Sembrano ormai certi i nomi dei nove candidati alla nuova direzione del Pecci dal 1° gennaio 2018: uno di loro sarà scelto per sostituire Fabio Cavallucci, a seguito della decisione del Consiglio del museo di procedere alla nomina di un direttore generale, non solo artistico.
I candidati provengono da ambiti diversi, storici dell’arte, curatori, ma anche esperti del mercato dell’arte, e di diverse nazionalità, anche se è sono gli italiani a prevalere: Alfredo Cramerotti, curatore con base nel Regno Unito dove ha diretto la Mostyn Art Gallery, la principale galleria pubblica d’arte contemporanea del Galles, cocuratore di Manifesta 8, la biennale europea di arte contemporanea e curatore senior al QUAD di Derby; Corinne Diserens, storica dell’arte, direttrice del Musées de Marseille, del Musée des Beaux-Arts de Nantes e del Museion di Bolzano, nonché della Biennale di Tirana; Angel Moya García, curatore e condirettore per le Arti Visive della tenuta Dello Scompiglio a Lucca; Camilla Mozzato, project manager che ha già collaborato con il Pecci come exhibition coordinator e registrar iniziata nel 2015; Marie Muracciole, curatrice, responsabile del «service culturel» allo Jeu de Paume di Parigi poi nominata alla direzione del Beirut Art Center nel 2014; Arabella Natalini, storica dell’arte, curatrice e docente di Cultura del progetto all’Isia di Firenze, già condirettrice con Lorenzo Giusti di EX3 a Firenze, dopo aver esordito alle Papesse di Siena e aver curato rassegne come «Tuscia Electa» dedicata all’arte pubblica con artisti internazionali di rilievo; Cristiana Perrella, curatrice, critica d’arte, già direttrice del Contemporary Arts Programme della British School at Rome, con collaborazioni al Riso, il Museo d’arte contemporanea della Sicilia e attualmente curatrice presso il nuovo Centro Arti e Scienze di Marino Golinelli a Bologna; Stefano Raimondi, curatore alla Gamec di Bergamo e direttore artistico di The Blank; Marco Trevisan, dal 2014 managing director di Christie’s Italia, e prima direttore delle fiere Affordable.
Un addio amaro quello di Cavallucci, la cui mostra di riapertura del museo, dopo i lavori di ampliamento, «La fine del mondo» aveva comunque riscosso un successo di pubblico notevole per i numeri del museo: 65mila visitatori. Cavallucci, in una lettera indirizzata all’inizio dell’estate all’assessore alla cultura della giunta del sindaco Biffoni, aveva criticato il «condizionamento istituzionale» che spesso aveva prevalso sui pareri dei singoli membri del Cda. Una condotta contraria ai principi ribaditi nel 2015 proprio in occasione del seguitissimo «Forum dell’arte contemporanea» promosso dallo stesso Centro Pecci, secondo cui la politica dovrebbe mantenere le distanze dalla cultura, come avviene invece in ambito anglosassone.
Al di là di queste accuse, resta comunque non del tutto chiara la scelta di un avvicendamento di direttore perché, di fatto, Fabio Cavallucci aveva dovuto, dal 2014, dirigere un museo semichiuso, con notevoli lavori in corso per l’ampliamento progettato da Maurice Nio, museo che ora entrava finalmente nella fase di elaborazione di progetti nuovi, consentiti dalla nuova fisionomia acquisita.
Nella commissione di esperti chiamati a selezionare tre nomi che il Cda sottoporrà poi a colloquio, ci sono Gabriella Belli, attuale direttrice dei Musei Civici di Venezia, proposta dalla Fondazione per le Arti Contemporanee in Toscana, Tomaso Montanari, docente di storia dell’arte moderna presso la Federico II di Napoli, proposto dalla Regione Toscana e Alessandro Rabottini direttore di Miart proposto dal Comune di Prato.
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Fabio Cavallucci, direttore del Centro Pecci di Prato. Foto di Ivan D'Alì
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