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Vincent van Gogh, «Natura morta con due sacchetti e una bottiglia», 1884-85

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Vincent van Gogh, «Natura morta con due sacchetti e una bottiglia», 1884-85

Tiziano, Goya, Velázquez, Van Gogh. Il giro del Tefaf attraverso i suoi capolavori

L’eclettica proposta dei 273 espositori da 21 Paesi dei 5 continenti: dal Van Gogh, da oltre 4 milioni di euro, al Tiziano presentato in pubblico per la prima volta passando per i gioielli preziosi, gli oggetti orientali e le opere d’arte contemporanea

L’orizzonte si staglia infinito a Maastricht e convoglia a Tefaf capolavori senza confini d’epoca, stile e provenienza. A patto che la qualità non scenda sotto il livello dell’eccellenza. Identità che definisce da sempre la fiera, e che troviamo racchiusa nei due estremi che seguono. 

Il primo è quello fissato da M.S. Rau di New Orleans, storica realtà del settore fondata in Florida oltre cento anni fa, nel 1912, e ora in mano all’erede di terza generazione Bill Rau. Dopo l’eco mondiale dello scorso anno data dalla «Testa di contadina» di Vincent van Gogh, venduta per 4,5 milioni di euro a un museo extraeuropeo, i mercanti statunitensi puntano a replicare l’impresa con un’altra rara opera dell’artista olandese: «Natura morta con due sacchetti e una bottiglia», dipinta tra il 1884 e il 1885, e dal valore di oltre 4 milioni di dollari. C’è poi la Trinity Fine Art di Londra, che punta forte su un Tiziano, la «Madonna con Bambino e santa Maria Maddalena», realizzato tra il 1555 e il 1560 e presentato in pubblico per la prima volta dopo essere rimasto nascosto in collezioni private per secoli. Ma si potrebbe andare ancora oltre, come accade con il «Pinnacolo monumentale con idolo della fertilità femminile e animali», proveniente dall’Iran occidentale, risalente al I millennio a.C., e qui presentato da Galerie Kevorkian (Parigi). 

Proseguendo verso oriente, splendido l’acquerello opaco e oro su carta, realizzato in India nel 1595-1600 raffigurante la «Scena di battaglia»: frammento del terzo volume dell’Akbarnama, e presentato in fiera da Prahlad Bubbar (Londra). E ancora, Galerie Tanakaya (Parigi) propone una stampa di Hokusai, «La cascata di Yoshino, provincia di Yamato, dove Yoshitsune lavò il cavallo», risalente agli anni in cui il suo genio nel disegno raggiunse l’apice (1832-33). Catapultiamoci in tutt’altra atmosfera, fredda e nordica, con «Interno con ragazza alla finestra» di Peter Ilsted, dove l’intimità di casa scalda la luce algida. Figura femminile che torna nello stand di Mariane Ibrahim (Chicago) dove spicca «Giorno delle nozze» (2021) di Salah Elmur, dedicato al matrimonio della figlia, e dove emergono le proporzioni monumentali e i colori potenti. 

Spazio ai gioielli con Epoque Fine Jewels (Kortrijk, Belgio) che espone un girocollo in stile Art nouveau realizzato nel 1905 circa in oro, diamanti, smalto e vetro «fiore di cardo». Sgomita il contemporaneo, che da Templon (Parigi) è in scena con «Miriam», scultura del 2024 di Hans Op de Beeck, iperrealistica e grigia, nel pieno stile dell’autore belga. Alla stregua di una ciliegina sulla torta, Feng J Joaillerie d’Art (Shanghai) mette la sua spilla «Comme Moi», ispirata all’Impressionismo francese, sull’abito elegante di Tefaf. Si apra quindi il sipario di una delle fiere più importanti al mondo.

Riccardo Deni, 13 marzo 2025 | © Riproduzione riservata

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