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Veronica Rodenigo
Leggi i suoi articoliTra polemiche, plausi, contrarietà e supposizioni non accenna a placarsi la bagarre scatenata dalla (futura) introduzione del cosiddetto «contributo di sbarco» per la città di Venezia. Una disposizione inserita nella legge di bilancio 2019 (art. 1, comma 1.129) su richiesta del sindaco Luigi Brugnaro che autorizza il Comune «ad adottare, in alternativa all’imposta di soggiorno, l’applicazione del contributo di sbarco previsto per le isole minori elevando l’importo massimo consentito per entrambe le misure a 10 euro».
Fomentata dalla precocità dell’annuncio (il provvedimento, va specificato, non è ancora attivo perché spetterà al Comune di Venezia elaborarne nel dettaglio regolamento, modalità di applicazione e riscossione), la notizia si è presto diffusa ponendo molti interrogativi. Il provvedimento non fa infatti che riferirsi a un contributo già valido per le isole minori (fra cui Isola del Giglio, Elba, Capri, Eolie, Pantelleria) secondo l’art. 33 della legge n. 221 del 2015.
Un contributo alternativo all’imposta di soggiorno, oscillante da un massimo di 2,50 a 5 euro, applicato in via temporanea e stagionale, riscosso unitamente al prezzo del biglietto, da parte delle compagnie di navigazione e aeree o dei soggetti che svolgono servizio di trasporto di persone a fini commerciali. Lo scopo: finanziare interventi di raccolta e smaltimento dei rifiuti, di recupero e salvaguardia ambientale, nonché in materia di turismo, cultura, polizia locale e mobilità.
Al regolamento comunale si affida anche la possibilità di disporre di modalità diverse di riscossione esonerando specifiche categorie (come residenti e pendolari). Come la città lagunare saprà riadattare alla sua specificità tale contributo è ancora tutto da scrivere.
Del resto di un «ticket d’ingresso» si parla dagli anni ’80. Se il primo sindaco a ipotizzarlo fu Mario Rigo, non disdegnavano l’idea i successori Massimo Cacciari, Paolo Costa e l’ex sottosegretaria ai Beni culturali Ilaria Borletti Buitoni.
Ma se da una parte è chiaro che il provvedimento mira a colpire il cosiddetto «turismo mordi e fuggi» di chi non pernotta in città ma vi giunge via nave, traghetto, treno, aereo, auto o bus (magari con un incremento a seconda della stagionalità per disincentivare gli arrivi nei periodi di maggior affluenza), la strada per raggiungere l’obiettivo, e forse contingentare gli ingressi, è ancora in salita. «Studieremo un regolamento equilibrato e partecipato che tuteli chi vive, studia e lavora nel nostro territorio», ha dichiarato da subito sui social il primo cittadino Brugnaro. Il provvedimento «ci aiuterà a gestire meglio la città, a tenerla pulita, a offrire servizi d’avanguardia agli ospiti e a far vivere i veneziani più decorosamente».
«Contiamo per fine febbraio di avere pronto il regolamento. A giugno le prime possibili applicazioni, ci dichiara l’assessore al Turismo Paola Mar. Stiamo vagliando una serie d’ipotesi. Siamo in linea sull’esonero dell’applicazione del contributo a residenti e Città metropolitana ma in questa fase sarebbe prematura qualsiasi altra dichiarazione».
Parallelamente le parole d’ordine sembrano essere «controllo e gestione dei flussi»: la Municipalità ha difatti deciso di destinare 2 milioni di euro del fondo Patto per Venezia per dare continuità a quanto sperimentato già lo scorso anno con i varchi temporanei (per il conteggio delle persone) ed elaborare un sistema integrato che in base alle presenze consenta al viaggiatore una sorta di «prenotazione» online della visita. Prenotazione significa contingentazione degli arrivi? Il portavoce del sindaco specifica che il fine per ora non è il numero chiuso bensì una sperimentazione in base alla quale si decideranno le future azioni.
Intanto, l’annuario del Turismo 2017, elaborato su dati dell’Ufficio di Statistica della Regione Veneto, conta 11.685.819 presenze nell’intero territorio comunale (l’86% straniere per una permanenza media di 2,32 giorni). Di queste, 7.862.292 nella sola città storica. Sempre nel 2017 gli arrivi, ossia il numero di persone fisiche che non pernottano, sono stati 5 milioni nel territorio comunale e 3 milioni nella città storica.

Nel 2017, su quasi 8 milioni di presenze a Venezia, 3 milioni non hanno pernottato. Foto di Anna Zemella
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