Laura Lombardi
Leggi i suoi articoliDopo la prima fase del restauro della Cappella Brancacci nella Chiesa di Santa Maria del Carmine a Firenze a seguito del monitoraggio (avviato nel novembre 2020) che aveva rivelato criticità, sollevamenti e cadute di colore negli affreschi di Masolino, Masaccio e Filippino, è stata portata avanti una seconda fase dello stesso progetto.
L’intervento è frutto della sinergia tra Comune, Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, Cnr-Ispc e Opificio delle Pietre Dure, in collaborazione con il Dipartimento di Chimica dell’Università di Firenze e con il sostegno della Fondazione Friends of Florence in compartecipazione con la Jay Pritzker Foundation (che già aveva sostenuto la prima fase dei lavori); si concluderà a fine 2023 e si offre quale modello di monitoraggio di apparati decorativi complessi.
Grazie al ponteggio installato nella prima fase dei lavori (e accessibile a gruppi di visitatori su prenotazione), è stata svolta una campagna diagnostica esaustiva che ha portato a conoscere meglio materiali e tecniche esecutive, elementi indispensabili per la conservazione futura, un punto su cui molto insistono i restauratori pur giudicando non grave lo stato di salute di uno dei più importanti cicli pittorici della storia dell’arte italiana.
Dopo la messa in sicurezza delle porzioni di affresco, sono state analizzate le caratteristiche della malta impiegata nel precedente intervento per stabilizzare i distacchi di intonaco. Lo studio delle malte utilizzate nell’intervento Baldini-Casazza degli anni Ottanta consentirà di sperimentare l’applicazione di malte compatibili con l’intonaco formulate per il consolidamento delle porzioni più a rischio di distacco, come ad esempio alcune sulla parete destra nella scena dei due miracoli intitolate rispettivamente «San Pietro che risana lo storpio» e il «Miracolo di Tabitha», entrambe dipinte da Masolino.
Sperimentale è inoltre il gel innovativo formulato dai ricercatori del Csgi presso il Dipartimento di Chimica dell’Università di Firenze, che dovrebbe permettere di pulire le superfici dipinte con maggiore facilità, senza effettuare un vero e proprio restauro, anche nel corso di campagne di manutenzione che il Comune di Firenze programmerà negli anni a venire.
Parte del progetto è infine, grazie all’accordo tra Cnr-Inspc e Comune di Firenze, il prototipo «Brancacci Point of View»: un’esplorazione della cappella per chi non può accedervi fisicamente che supera il concetto di «virtual tour» proponendo un’esperienza ibrida che restituisce autenticità alla visita virtuale consentendo agli utenti di dialogare e scambiarsi opinioni.
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