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Stefano Miliani
Leggi i suoi articoliRaffaello è un replicante. Urbino, sua città natale, ha ora la tomba del suo figlio più celebre. Non l’originale oggi nel Pantheon a Roma, ma una riproduzione in scala 1:1 donata da Ales-Scuderie del Quirinale e collocata nella Chiesa della Santissima Annunziata annessa all’ex convento dei carmelitani scalzi.
Vittorio Sgarbi, pro sindaco, ha proposto e curato l’allestimento. Commissionata alla madrilena Factum Arte dal direttore delle Scuderie Matteo Lafranconi per la mostra dell’anno scorso «Raffaello (1520-1483)», alta 770 centimetri e larga 540, a differenza dell’originale, la riproduzione ha ai due lati pannelli marmorei invece di due busti e la nicchia del sarcofago è in mattoni: le modifiche vogliono rimandare alla versione originale e si basano su un dipinto del 1836 di Francesco Diofebi (oggi al Thorvaldsen Museum di Copenaghen) e su una litografia del Royal Collection Trust.
Nel frattempo lo «Stendardo della Santissima Trinità» della Pinacoteca comunale di Città di Castello, ora all’Istituto Centrale del Restauro per la mostra al via dal 18 settembre «Raffaello giovane a Città di Castello e il suo sguardo», è stato digitalizzato da Haltadefinizione, tech company di Franco Cosimo Panini Editore, che ha già creato il clone digitale dello «Sposalizio della Vergine» collocandolo nello spazio d’origine.

L'altare della riproduzione urbinate della tomba di Raffaello
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