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Parco archeologico di Baratti e Populonia, particolare della tomba a edicola del Bronzetto di Offerente. Foto di Alessandro Moggi. Archivio Toscana Promozione Turistica

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Parco archeologico di Baratti e Populonia, particolare della tomba a edicola del Bronzetto di Offerente. Foto di Alessandro Moggi. Archivio Toscana Promozione Turistica

Tra gli Etruschi della Toscana | Populonia

Un itinerario in dieci tappe attraverso i principali centri urbani etruschi e il loro territorio in compagnia dell’etruscologo Giuseppe M. Della Fina che ha viaggiato indietro nel tempo illuminando luoghi e monumenti, usi e costumi di questa straordinaria civiltà

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Giuseppe M. Della Fina

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Giunti a Populonia, si possono leggere (o rileggere) alcuni versi dedicati alla città nel poemetto De reditu suo del poeta di origine gallica Rutilio Namaziano. Egli descrive, negli anni Dieci del V secolo d.C., una situazione di abbandono, che riesce a fare intuire un passato fiorente: «Non si possono più riconoscere i monumenti dell’epoca trascorsa / immensi spalti ha consunto il tempo vorace. / Restano solo tracce fra crolli e rovine di muri / giacciono tetti sepolti in vasti ruderi». La situazione lo spinse a considerazioni di carattere più generale: «Non indigniamoci che i corpi mortali si disgreghino: / ecco che possono anche le città morire» (da Il ritorno, a cura di Alessandro Fo, Torino, Einaudi).

Rutilio Namaziano viaggiava a bordo di una nave diretta verso la Gallia ed ebbe la possibilità di osservare da vicino Populonia, l’unica polis etrusca a essere costruita in prossimità del mare. Un’anomalìa dato che gli Etruschi preferivano costruire le città a qualche chilometro di distanza dalla costa. Qui fecero un’eccezione per la presenza di un’altura difendibile già in prossimità della linea di costa e per le caratteristiche dell’economia locale strettamente legata all’attività metallurgica basata sui minerali, ferro e rame, che arrivavano dall’isola d’Elba.

La visita può partire dal Parco archeologico di Baratti e Populonia, inserito all’interno della rete dei Parchi della Val di Cornia. Risulta articolato su due aree di visita: si può iniziare dalla parte posta in basso e dai resti del quartiere industriale. Gli impianti legati a una prima lavorazione dei metalli si trovavano al di fuori della cinta muraria e in prossimità della rada di Baratti, dove giungevano le navi cariche di minerali provenienti dall’isola d’Elba. Vennero costruiti tra il 540-520 a.C., ma forni fusori sono attestati già in epoca precedente e furono oggetto di continue ristrutturazioni sino al III secolo a.C., quando il quartiere venne abbandonato.

Il Parco lo si visita soprattutto per la notorietà di alcune delle tombe monumentali che accoglie: la tomba dei Carri, appena restaurata, è la più maestosa, è a tumulo e presenta un lungo dromos, con tre celle laterali, che conduce alla camera principale, dove trovano collocazione cinque letti funebri realizzati in pietra. Il ricco corredo funerario consente di datarne la costruzione alla metà del VII secolo a.C.

Cronologicamente di poco più recente è il tumulo dei Letti Funebri affine al precedente e sicuramente eretto anch’esso da un rappresentante dell’aristocrazia locale. Diverso nella forma è il tumulo delle Pissidi Cilindriche che presenta un avancorpo come ingresso. Altri tumuli da ricordare sono quelli dei Flabelli e delle Oreficerie.

Le tombe dette a edicola sono relative a una differente temperie culturale, fra esse si segnalano quelle delle Tazze Attiche e del Bronzetto di Offerente particolarmente ben conservata. La necropoli presenta anche tombe minori dette «a cassone» costituite da una cassa in pietra e da un coperchio a doppio spiovente.

Si può raggiungere quindi la località Le Grotte, dove è stata individuata una necropoli inserita in un contesto paesaggistico di grande suggestione. In particolare è visibile un’intera parete di pietra arenaria, nella quale sono state ricavate tombe in età ellenistica: il complesso sembra rinviare a situazioni vicino e mediorientali.

Nella zona del Parco posta più in alto e da cui si hanno scorci unici sulla campagna e il mare sottostanti, si possono osservare: i resti di templi di epoca romana, una domus, un imponente terrazzamento denominato delle Logge su cui erano costruiti un ninfeo e un impianto termale e, ancora più in alto, un tratto delle mura urbane e i resti del primo insediamento etrusco.

Nel borgo attuale si trova il piccolo, ma interessante Museo Etrusco di Populonia, che venne inaugurato per volontà di Giulia e Tommaso Gasparri nel 1943 con i reperti della loro collezione. Riallestito nel 2015, accoglie antichità provenienti dal territorio o recuperati in mare.

Il museo, che riesce a offrire un’idea della reale importanza della città, si trova a Piombino ed è il Museo Archeologico del territorio di Populonia. Ha sede nel Palazzo Nuovo realizzato agli inizi dell’Ottocento per volontà dei principi Felice ed Elisa Bonaparte Baciocchi, sorella di Napoleone. Lungo il percorso espositivo, costituito da ben 2mila reperti e con un apparato didattico all’avanguardia, non mancano capolavori assoluti: la celebre anfora d’argento, rinvenuta nelle acque di fronte a Baratti e databile nel V secolo d.C., e il mosaico «dei pesci» di epoca romana. Il museo si è appena arricchito dei reperti della collezione Mascia e di un carro etrusco dopo il restauro delle parti in metallo che si sono conservate.

Tra gli Etruschi della Toscana
Un itinerario in dieci tappe attraverso i principali centri urbani etruschi e il loro territorio in compagnia dell’etruscologo Giuseppe M. Della Fina che ha viaggiato indietro nel tempo illuminando luoghi e monumenti, usi e costumi di questa straordinaria civiltà
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La Rocca di Populonia. Foto di Alessandro Moggi. Archivio Toscana Promozione Turistica

Parco archeologico di Baratti e Populonia, particolare della tomba a edicola del Bronzetto di Offerente. Foto di Alessandro Moggi. Archivio Toscana Promozione Turistica

Giuseppe M. Della Fina, 03 ottobre 2022 | © Riproduzione riservata

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