Giuseppe M. Della Fina
Leggi i suoi articoliLasciata Chiusi, si può raggiungere Chianciano Terme che ospita, negli spazi del Granaio Simoneschi, un museo archeologico di notevole interesse e che accoglie, accanto ai ritrovamenti ottocenteschi, i risultati di alcune fortunate campagne di scavo effettuate negli ultimi decenni. A Giulio Paolucci, che lo dirige, si deve il suo rapido sviluppo.
Tra i materiali esposti si possono ricordare, almeno, la cosiddetta tomba del Principe, rinvenuta in località Morelli, con un ricchissimo corredo funerario, che comprende eccezionalmente una trapeza (tavolo) in bronzo finemente decorata con motivi fitomorfi e zoomorfi; i materiali recuperati, tra cui numerosi canopi, nello scavo della necropoli di Tolle; la decorazione frontonale di un santuario rinvenuto in vocabolo «I Fucoli» a poca distanza da una sorgente salutare.
Lasciata Chianciano Terme, vale la pena raggiungere la cittadina di Sarteano, che ospita un Museo Civico Archeologico di sicuro interesse: è allestito all’interno del Palazzo Gabrielli-Galgani e il suo percorso consente di seguire lo sviluppo delle vicende storiche di questo suggestivo angolo della Toscana con un’attenzione particolare per la fase etrusca. Vi hanno trovato collocazione diversi reperti rinvenuti negli ultimi tempi grazie soprattutto all’impegno dell’archeologa Alessandra Minetti: ci si limita a ricordare i materiali dalla necropoli della Palazzina che ha restituito, tra l’altro, una tomba dipinta conservata purtroppo in maniera parziale.
Quel ritrovamento ha aperto idealmente la strada alla scoperta di un’altra tomba dipinta (detta della Quadriga Infernale) che, dopo il restauro, è ora aperta al pubblico seppure con alcune limitazioni dettate dalle necessità di conservazione.
Avvicinandosi a Siena si può raggiungere Murlo. Qui, sull’altura di Poggio Civitate, è stato riportato alla luce un insediamento etrusco riunito intorno a un palazzo, di cui sono state riconosciute due fasi: una risalente ai decenni finali del VII secolo a.C., l’altra sviluppatasi durante il VI secolo a.C. Negli anni 530-520 a.C., l’intero complesso venne distrutto e abbandonato durante uno scontro con la città-stato di Chiusi. Gli abitanti del palazzo ebbero il tempo per seppellire l’apparato decorativo in terracotta, che lo ornava, depositandolo in fosse. Tale azione ne ha consentito una parziale conservazione ed esso può essere osservato oggi nelle sale del Museo Etrusco allestito all’interno di un edificio in località Castello di Murlo, dove viene ripercorsa la storia dell’insediamento.
Quando si visita un museo la scelta migliore è quella di seguire il percorso consigliato: in questo caso suggerisco di non farlo e di salire subito al terzo piano, raggiungendo la sala XII, e di affacciarsi alle finestre. Si ha di fronte un paesaggio che richiama alla memoria un’osservazione di Piero Calamandrei: «incantati dalla benignità di questi limitati orizzonti i primitivi etruschi s’accorsero di avere scoperto la patria: nella misura di questi panorami è il segreto della loro pensosa civiltà» (Inventario della casa di campagna, 1941). C’è un motivo ulteriore: la collina di fronte è Poggio Civitate, l’altura dove si trovava il palazzo. Qui storia e paesaggio, oggi e ieri, sembrano vicini, intercambiabili, quasi sovrapponibili: è un’illusione, ma una piacevole illusione.
Ci si soffermi, in particolare, sulle lastre architettoniche: banchetti, corse di cavalli (c’è chi ha voluto vedere in queste sfide con cavalli montati a pelo, senza sella, l’antefatto del Palio della vicina Siena), assemblee, processioni, cortei nuziali, scene di tessitura e di canto al suono della cetra.
Ne scaturisce l’impressione di un equilibrio mirabile raggiunto seppure in un mondo di «limitati orizzonti». Una situazione che si può ritrovare in più occasioni nella storia italiana: si pensi ai Comuni medievali o alle corti rinascimentali, al loro splendore, alla loro vitalità culturale e poi al loro infrangersi quasi improvviso nell’impatto con un mondo nuovo a cui non seppero adattarsi e a cui forse strutturalmente non potevano aprirsi.
Arrivati a Siena, all’itinerario classico di visita della città si può aggiungere il Museo Archeologico Nazionale ospitato all’interno del complesso museale di Santa Maria della Scala, proprio di fronte al celebre Duomo: la sezione topografica offre uno sguardo sull’archeologia del territorio; l’antiquarium consente di conoscere il vivace collezionismo locale di antichità. Il museo rinvia alla figura di Ranuccio Bianchi Bandinelli che (senese di nascita) da giovane molto s’impegnò per la sua istituzione e il suo sviluppo negli anni Venti e Trenta del Novecento.
Tra gli Etruschi della Toscana
Un itinerario in dieci tappe attraverso i principali centri urbani etruschi e il loro territorio in compagnia dell’etruscologo Giuseppe M. Della Fina che ha viaggiato indietro nel tempo illuminando luoghi e monumenti, usi e costumi di questa straordinaria civiltà
Memoria etrusca
Chiusi
Da Chiusi a Siena
Cortona
Arezzo
Volterra
Populonia
Vetulonia
Roselle e Grosseto
Sovana e Pitigliano
Altri articoli dell'autore
Nonostante le nuove testimonianze di epoca preromana, la regione rimane divisa tra due ipotesi, entrambe storicamente supportate
Il Mart di Rovereto propone un suggestivo raffronto tra opere antiche e dipinti, sculture e ceramiche da Campigli a Picasso, da Schifano a Giacometti, da Arturo Martini a Gio Ponti
Nuovi ritrovamenti emergono dal sito termale etrusco-romano che due anni fa ha restituito l’eccezionale deposito votivo dei 24 bronzi nella vasca del Santuario del Bagno Grande
Recuperati dai Carabinieri del Nucleo Tpc a Città della Pieve due sarcofagi, otto urne e oltre 50 reperti appartenenti alla tomba della celebre gens etrusca