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BARTOLOMEO PIETROMARCHI

A Palazzo Reale a Milano la grande installazione dell’artista veneto «sublima una forma di aggressività rituale: una ferita che si fa germoglio, un atto che non distrugge, ma guarisce, nel tempo e nella materia»

In attesa delle personali newyorkesi da Vito Schnabel e Gavin Brown, l’artista marchigiano parla di allestimenti e di arte: «Un artista deve sempre sostenerne un altro, capisci? Il corpo di un artista passa attraverso quello dei suoi colleghi. È proprio lì che avviene la selezione del vero»