La saga di Palazzo Citterio sta (auspicabilmente) per vedere la fine, 48 anni dopo l’acquisto dell’edificio da parte dello Stato per realizzare la Grande Brera: «Il 2021 inizia con una bella notizia, ha annunciato James Bradburne, direttore generale di Brera. La lettera (della Direzione Generale Belle Arti e Paesaggio del Mibact, che autorizza il progetto da lui presentato nel 2019, Ndr) è arrivata nel tardo pomeriggio del 30 dicembre, come fosse il perfetto inizio dell’anno nuovo. Adesso possiamo portare a termine il progetto che Milano aspetta da quasi 50 anni».
Con l’autorizzazione dei Comitati tecnico scientifici coinvolti dal Mibact per verificare la compatibilità tra il progetto presentato nel 2019 da Bradburne e la tutela dell’edificio, si potrà finalmente dare il via ai lavori. E di seguito potrà partire il riallestimento delle collezioni del ’900 di Brera, due delle quali, fondamentali per il patrimonio braidense (la raccolta di Emilio e Maria Jesi e quella di Lamberto e America Vitali, che include anche pezzi archeologici e altri tesori), entrambe donate con vincoli stringenti relativi alla loro esposizione, rischiavano seriamente di essere ritirate dagli eredi, perché non esposte per lunghissimo tempo e poi, dal giugno 2019, allestite temporaneamente in teche rastrelliere inserite nei Saloni Napoleonici.
La cronistoria recente, dopo gli innumerevoli «stop and go» che hanno segnato i decenni precedenti, si avvia nell’aprile 2018 quando Palazzo Citterio, restaurato dalla Soprintendenza, fu presentato alla città. L’edificio, tuttavia, sarebbe stato consegnato solo nel marzo 2019 alla Pinacoteca, che lo ricevette «senza avere mai potuto verificare alcunché», come dichiarò Bradburne, che nel maggio successivo presentò pubblicamente il suo circostanziato «cahier de doléances» sul restauro.
In quell’occasione propose un nuovo progetto (interamente finanziato) che prevedeva lo spostamento dell’ingresso di Palazzo Citterio dal 12 al 14 di via Brera, in uno spazio ben più ampio, e la costruzione di uno spettacolare scalone di vetro (nella foto) per accedere ai piani superiori, in luogo della modestissima «scala condominiale» (così si espresse allora Philippe Daverio) realizzata dalla Soprintendenza.
L’allora ministro Alberto Bonisoli l’approvò, ma il Governo cadde di lì a poco e per ottenere l’autorizzazione fu necessario ripartire dall’inizio. Ora il consenso è finalmente arrivato. Per l’apertura al pubblico di Palazzo Citterio, Bradburne ha sempre parlato di un anno e mezzo circa di lavoro: se tutto procederà secondo i piani, si potrà inaugurarlo entro il 2022, a 50 anni esatti dall’acquisto dell’edificio.
Intanto, in Pinacoteca è stato avviato il restauro della gigantesca (e perciò inamovibile) pala d’altare dell’«Immacolata Concezione» di Girolamo Genga (1476-1551), artista contemporaneo di Raffaello e come lui nato a Urbino, allora di buon nome, che dipinse questa grandiosa composizione per la Chiesa di Sant’Agostino a Cesena. Per le sue dimensioni (quasi 4,5 metri per tre) e il suo peso (è su tavola), la pala viene restaurata, su progetto di Alessandra Quarto, in un box vetrato allestito nella Sala XXVII, in cui è esposta, che consentirà di seguire i lavori di recupero.
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