Arianna Antoniutti
Leggi i suoi articoliÈ ancora in attesa di ufficializzazione, ma sarebbe il Cns, consorzio bolognese di cooperative specializzato nella fornitura di servizi, il nuovo gestore della biglietteria del Parco Archeologico del Colosseo, comprensivo, oltre che dell’Anfiteatro Flavio, dei siti del Palatino, del Foro Romano e della Domus Aurea. Cns si occupa dell’offerta di servizi di facility management, ecologia, energia e manutenzioni, pulizie, ristorazione, logistica e servizi museali. Presidente del consiglio di gestione di Cns, dal 2015, è Alessandro Hinna (Roma, 1974).
Il consorzio ha 173 imprese socie, tre sedi in Italia e un fatturato di 513 milioni di euro di cui, nel 2020, 5.901.551 fatturati per i soli servizi museali (accoglienza, informazione, sorveglianza e assistenza al pubblico, vigilanza, sicurezza e antincendio, guida e assistenza didattica, gestione delle biglietterie e prenotazioni, gestione dei punti vendita, organizzazione mostre e iniziative promozionali). Tra i musei che si servono di Cns, ad esempio, è il Galata Museo del Mare di Genova che, nel 2021, dopo 17 anni sotto la gestione di Costa Edutainment, è passato a Cns, in questa occasione associato alla torinese Aditus.
La gara di appalto per la biglietteria del Parco Archeologico del Colosseo, pubblicata e gestita da Consip, società per azioni partecipata al 100% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, ha visto l’uscita di scena di CoopCulture che, dal 1997 (prima della fusione nel 2010 con Pierreci, primo concessionario, e Codess Cultura), dirigeva i servizi di biglietteria del Parco. La gestione da parte di CoopCulture è stata sottoposta, in 25 anni, a ricorrenti proroghe.
La prima nel 2001, la seconda nel 2005, mentre dal 2010 la prassi era diventata annuale. Nel febbraio 2017 e nell’ottobre 2019 erano state indette due nuove gare di appalto, mai giunte all’affidamento a causa di annullamenti giurisdizionali. Anche la gara recentemente aggiudicata, indetta nell’ottobre scorso per conto del Ministero della Cultura (MiC), ha rischiato di subire la stessa sorte perché Federculture aveva inviato a Consip e MiC un atto formale per l’annullamento. Il motivo era il riferimento, in merito al contratto da applicare, al Ccnl servizi di pulizia e servizi integrati/multiservizi.
Mentre, come aveva dichiarato il direttore di Federculture Umberto Croppi a «Il Giornale dell’Arte», l’applicazione del contratto Federculture, l’unico specifico per i lavoratori della cultura, è strumento che offrirebbe maggiori garanzie per gli operatori. Sul tema, è stata la stessa Consip a fornire un chiarimento: «È opportuno evidenziare che tale contratto multiservizi non è mai definito come “di riferimento” nella documentazione di gara. La semplice indicazione di un determinato contratto non costituisce nessun obbligo per l’appaltatore che rimane libero di applicare un diverso contratto, purché coerente con l’oggetto dell’appalto. Pertanto l’aver indicato il Ccnl multiservizi non è lesivo di alcuna forma di partecipazione, tanto più che si è nell’ambito di un appalto di mera biglietteria e non di un servizio di valorizzazione culturale. A ogni buon conto tale tipologia contrattuale, che risulta la più diffusa tra gli operatori del mercato di riferimento in ambito di servizi museali, è quella attualmente applicata dal concessionario uscente».
La gara vinta da Cns, con criterio di aggiudicazione miglior rapporto qualità prezzo (e che prevede una durata contrattuale di 48 mesi, in cui l’aggiudicatario sarà tenuto ad assorbire prioritariamente nel proprio organico il personale già operante alle dipendenze del fornitore uscente), è nata da un protocollo di azione di vigilanza collaborativa firmato da Autorità nazionale anticorruzione (Anac), MiC e Consip, chiesto dallo stesso Ministero a fronte delle criticità riconosciute nella gestione del servizio biglietteria, ovvero le «diverse proroghe susseguitesi nel tempo, la connotazione di un mercato di riferimento particolarmente litigioso e il susseguirsi di annullamenti giurisdizionali».
Secondo uno studio pubblicato da Deloitte nel luglio scorso, il solo Colosseo «contribuisce per 1,4 miliardi di euro all’anno all’economia italiana (in termini di contributo al Pil) come attrazione turistico culturale, e ha un valore sociale pari a circa 77 miliardi di euro». Non è possibile escludere, per la gestione dei servizi di un tale patrimonio economico e culturale così attraente e lucroso (che nel 2022 ha visto oltre 7 milioni di visitatori e circa 62 milioni di incassi), ricorsi e nuove polemiche.
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