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Elena Correggia
Leggi i suoi articoliNei suoi saloni aulici si respirava la storia della Serenissima e, al contempo, si è celebrata nel Novecento la voglia di modernità e innovazione del suo proprietario, il conte Giuseppe Volpi di Misurata (1877-1947), che acquistò l’elegante edificio rinascimentale sul Canal Grande nel 1917. Politico e ministro delle Finanze in epoca fascista, diplomatico e imprenditore (diede vita al progetto di costruzione di Porto Marghera), fu anche promotore di numerose iniziative culturali, presidente della Biennale e fondatore nel 1932 del Festival del Cinema di Venezia (che gli ha intitolato la celebre coppa Volpi destinata al miglior attore e alla migliore attrice).
Se è vero che, come si narra, nel Cinquecento il palazzo venne visitato anche da Michelangelo per ammirarne gli affreschi, illustri sono stati i suoi ospiti soprattutto nell’ultimo secolo. Da uno dei balconi prospicienti il Canal Grande poteva infatti essere avvistato Winston Churchill intento a dipingere, mentre Arthur Rubinstein amava esercitarsi al pianoforte in una delle sale interne. Qui si tennero leggendarie feste danzanti e ricevimenti, frequentati da statisti, intellettuali, artisti, teste coronate, personaggi dello spettacolo e del jet set internazionale, fra cui Joséphine Baker, i duchi di Windsor, Coco Chanel, Cary Grant, Maria Callas, Andy Warhol e, in tempi più recenti, Paul Newman, Jack Nicholson e George Clooney. Eventi che, dopo la morte del conte, proseguirono organizzati dalla moglie, la contessa Nathalie e poi dal figlio della coppia, Giovanni.
Ma la mondanità e lo stile di vita di oggi sono cambiati e proprio il conte Giovanni, classe 1938, ha deciso di mettere all’asta gli arredi e gli oggetti appartenuti allo storico palazzo di famiglia. A disperdere la collezione sarà Sotheby’s, il 28 febbraio a Parigi, con un catalogo di oltre 200 lotti e una stima di partenza compresa fra 1,5 e 2,5 milioni di euro circa. «Palazzo Volpi incarna la storia della Venezia del Novecento e testimonia la visione del suo patriarca, Giuseppe Volpi, che ha voluto coniugare la modernità con il prestigioso passato della Serenissima. Ho avuto il piacere di incontrare per la prima volta suo figlio, il conte Giovanni Volpi nel 1998, quando Sotheby’s offrì all’asta il contenuto del palazzo romano della famiglia, ha commentato Mario Tavella, presidente di Sotheby’s Francia e chairman di Sotheby’s Europa. Ora siamo entusiasti di ricevere di nuovo l’incarico da questa prestigiosa famiglia della vendita di una collezione quasi intatta, assemblata quasi un secolo fa e ospitata in uno degli ultimi palazzi di Venezia a non essere stato frazionato o diviso tra famiglie diverse».
In asta andranno mobili (soprattutto lignei) e oggetti provenienti dagli spazi del piano nobile dell’edificio fra cui un elegante «portego», una tipica sala di rappresentanza veneziana, il salone da ballo, la sala da musica e la sala da gioco, quest’ultima arredata, in modo abbastanza sorprendente per un palazzo lagunare, con le creazioni della Maison Jansen, una delle realtà di grido nella decorazione del XX secolo. «Sarà proposto un mix elegante e ben riuscito fra epoche e stili diversi, prosegue Tavella. Ci saranno pregevoli cornici rinascimentali, una suite di arredi veneziani dell’ultimo quarto del XVII secolo, fra cui una specchiera con lo stemma dei Mocenigo e due eleganti console, mobili decorati nello spirito di Brustolon, con un misto di lacche e intarsi in madreperla. Il Settecento è ben rappresentato poi da mobili siciliani fra cui un bel trumeau in lacca, un raro mobile turco e una serie di arredi romani fra cui console e alcune panche della sala da ballo».
Quanto alle stime, si spazia da poche migliaia di euro, ad esempio per i cestini da scrivania di Fornasetti, alcuni argenti, gli obelischi di Jansen fino agli arredi veneziani e romani più preziosi. Fra questi spiccano tre console del Settecento romano, in legno dorato con piano in marmo verde antico (stimate 50-80mila euro l’una), parte di una serie di quattro proveniente in origine dal Palazzo dei principi Borghese, e una specchiera veneziana in lacca policroma, legno ebanizzato e intarsi in madreperla dell’ultimo quarto del XVII secolo, recante lo stemma dei Mocenigo (60-100mila).
Pochi gli oggetti a rimanere nel palazzo, fra cui qualche lampadario e i dipinti incassati nelle decorazioni a gesso dei muri. La dispersione della collezione coincide con la messa in vendita della principesca dimora, situata nel sestiere di San Marco, come emerge dal sito della società di immobili di lusso Lionard, che ne pubblicizza ampiamente il pregio architettonico e le dotazioni. Quanto al prezzo di richiesta, le trattative sono, neanche a dirlo, rigorosamente riservate.

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