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Olga Scotto di Vettimo
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In continuità con l’irriducibile curiosità per la ricerca che ha distinto la vita di Raimondo di Sangro (1710-71) ancora oggi la Cappella Sansevero a Napoli si presta a essere ammirata non solo per la sua ineguagliabile bellezza, ma anche perché inestimabile dispositivo di conoscenza che, permeabile ai tempi, promuove studi volti a indagare la storia del sito e i capolavori che esso conserva, offrendo contributi innovativi e, talvolta, inaspettati per le arti e per le scienze (si pensi al recente studio dell’Università degli Studi di Bari sui lapislazzuli artificiali prodotti dal Principe).
L’importante novità, prevista per il prossimo 18 settembre e destinata a determinare ricadute significative per la divulgazione e per gli studi sul patrimonio della Cappella, sarà la pubblicazione online (museosansevero.it) del catalogo digitale del Museo Cappella Sansevero, corredato da 31 schede e immagini ad altissima definizione. L’operazione, già annunciata lo scorso maggio in occasione di una giornata di studi, scaturisce da un’intuizione di Maria Alessandra Masucci, direttrice del Museo Cappella Sansevero, che ne illustra le ragioni: «Qualche anno fa, a seguito di una serie di richieste di approfondimento su questa o quella opera della Cappella Sansevero da parte di ricercatori e studenti universitari, ci siamo resi conto che, pur non mancando pubblicazioni sulla Cappella, non avevamo un catalogo scientifico che potesse fornire agli studiosi gli strumenti adatti per le loro ricerche. Esistevano solo delle schede inventariali compilate a metà degli anni ’90 dall’Istituto Centrale per il Catalogo. Così, per colmare questa lacuna, nel 2022 abbiamo deciso di avviare un progetto di catalogazione del patrimonio artistico di cui siamo custodi».
Nuove acquisizioni scientifiche
Curatore del catalogo digitale, Gianluca Forgione (Università di Ferrara) ha coordinato la prima completa schedatura scientifica del patrimonio storico e artistico della Cappella, avvalendosi della collaborazione di Luigi Coiro, Eleonora Loiodice, Sabrina Iorio, Augusto Russo e Mariano Saggiomo, studiosi specialisti del Sei e Settecento in ambito meridionale. «Le indagini condotte in occasione della catalogazione hanno portato a significative acquisizioni, illustra Forgione nell’introduzione al catalogo. L’identificazione di nuove fonti documentarie nell’Archivio Storico Diocesano di Napoli ha permesso di fare luce sulla fondazione della Chiesa di Santa Maria della Pietà e sulla sua topografia artistica prima della renovatio di Raimondo. La capacità di ritessere il giusto filo tra le opere e i documenti ha consentito pure di restituire a Michelangelo Naccherino la tomba di Paolo di Sangro secondo principe di Sansevero e la statua dell’Amor divino che in origine la decorava. La serie delle incisioni ottocentesche di Franz Wenzel ha poi favorito la comprensione dell’assetto di alcuni dei monumenti funebri della Cappella prima del crollo che interessò la controfacciata nel 1889. Riguardo alla fase decorativa settecentesca, tra le altre cose, ancora poco valorizzate erano le pagine del diario che lo scultore lombardo Donato Andrea Fantoni dedicò ai monumenti più celebri del mausoleo disangriano in occasione del suo viaggio a Napoli nel 1769. E sempre più perspicuo, infine, è apparso il rilievo che il Barocco romano poté avere nel programma iconografico di Raimondo, allievo dei gesuiti nell’Urbe dal 1720 al 1730: dal “Compianto” di Celebrano al “Cristo velato” di Sanmartino, dal “Disinganno” di Queirolo al pavimento labirintico, dalla volta dipinta da Francesco Maria Russo agli elementi decorativi che impreziosiscono le tombe commissionate dal Principe».

La scheda 5 del catalogo è dedicata al «Cristo velato»
Una miniera ancora da esplorare
Parallelamente alla fase di studio, non meno significativo è stato l’impegno volto a sviluppare gli aspetti legati al digitale, come chiarisce Maria Alessandra Masucci, ribadendo anche il ruolo centrale della ricerca tra i propositi della sua direzione: «Abbiamo scelto di lavorare con Haltadefinizione, una società del gruppo Franco Cosimo Panini Editore, che ha curato l’acquisizione delle immagini per la digitalizzazione del nostro patrimonio e che ci ha proposto anche il software adatto alla libera fruizione dei contenuti. Museo Cappella Sansevero è il primo museo in Italia a utilizzare la piattaforma open-source Quire, ideata dal Getty e ampiamente impiegata in diversi istituti museali statunitensi. Con questo progetto, prosegue la direttrice, realizziamo al contempo la catalogazione scientifica e la digitalizzazione del patrimonio della Cappella: questo da un lato sarà fondamentale per noi nel monitoraggio dello stato di conservazione e, dall’altro, amplifica le modalità di fruizione del nostro patrimonio e garantisce una più ampia accessibilità. In definitiva, sono estremamente soddisfatta degli esiti dell’intero progetto. Il patrimonio materiale e immateriale di cui siamo custodi e divulgatori si conferma una miniera inesauribile ancora da esplorare. Per noi le nuove scoperte rappresentano un punto di partenza per ulteriori approfondimenti che intendiamo commissionare e sostenere economicamente, consapevoli del ruolo fondamentale che ha la ricerca nello sviluppo della collettività».

La mappa del Museo Cappella Sansevero

Particolare dell'Altare della Cappella Sansevero. Foto Raffaele Aquilante e Alessandro Scarano per 327 Collective

Il tecnici di Haltadefinizione al lavoro per la realizzazione catalogo digitale

Particolare di un occhio della «Macchina anatomica» femminile realizzate dal medico palermitano Giuseppe Salerno. Foto Marco Ghidelli
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