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Una veduta della Nave di Cascella. Foto di Maurita Cardone

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Una veduta della Nave di Cascella. Foto di Maurita Cardone

Viaggiare con gli esperti | Pescara

È giovanissima, nata nel 1927. Oggi la città dei «vitelloni» vanta artisti come Spalletti e Millo, gallerie come Vistamare, la Fondazione Zimei e Ceravento, Imago Museum, Ultrastudio e Matta. E presto un polo per Pazienza e per il fumetto

Maurita Cardone

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«Pescara è splendida. Credo sia l’unico caso di città, di vera e propria città, che esista totalmente in quanto città balneare. I pescaresi ne sono fieri». Così, nel 1959, scriveva Pier Paolo Pasolini del centro adriatico.

Oggi Pescara, il cui litorale si distende tra la costa dei Trabocchi a sud e le pinete dell’area protetta Torre del Cerrano a nord, è una città che, oltre al mare e alle spiagge, ferve di attività commerciali, ristorazione, intrattenimento e cultura. Lo spirito balneare resta nel cuore della città, un’anima estiva, giovane e godereccia che la pone in uno stato di continua trasformazione.

Così tanto che quella stessa frase di Pasolini, che l’Amministrazione comunale nel 2019 ha fatto scrivere sul lungomare allo street artist Smake, è stata coperta da una rastrelliera per le biciclette (ora rimossa). Perché Pescara è città dell’impermanenza, una città che non insegue la monumentalità, nel senso etimologico del termine. Qui l’arte non serve a ricordare ma a cambiare, andare avanti, esplorare.

Di recente fondazione, Pescara è stata creata (come entità risultante dall’aggregazione dei due preesistenti centri sulle due sponde del fiume, Castellammare e, appunto, Pescara) solo nel 1927, grazie a una campagna voluta da Gabriele d’Annunzio, il più illustre dei pescaresi. È così orientata al futuro che ha quasi del tutto dimenticato le proprie origini di importante porto romano verso est (Ostia Aterni).

Così incurante del passato che, quasi completamente distrutta dai bombardamenti nella seconda guerra mondiale, si è scrollata di dosso le macerie ed è diventata l’area metropolitana più grande del Medio Adriatico.
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Lo scrittore Giovanni Di Iacovo, ex assessore alla Cultura e oggi consigliere comunale, ce la racconta così: «Pescara è una città sottilmente seducente, perché votata alla modernità e a una costante curiosità per il nuovo. È effervescente e caleidoscopica. Non ha un’identità precisa e non è una cosa negativa: non ha un centro, ma è policentrica e questo la rende libera; non ha una storia forte, quel passato importante che a volte imprigiona le città. È giovane, fresca, moderna, veloce. Questo le permette di cambiare continuamente pelle ed essere sempre diversa, ha un Dna fluido e mutevole».

La velocità è quella della storica gara automobilistica Coppa Acerbo, la modernità è quella dell’elicottero e della Vespa di Corradino D’Ascanio, la gioventù quella dei vitelloni raccontati da Ennio Flaiano nel famoso film di Federico Fellini, ispirati proprio ai concittadini dello sceneggiatore e, più di recente, nel documentario «Pescara, l’estate infinita» di Giuseppe Sansonna. È con quella stessa freschezza che negli ultimi anni stanno nascendo progetti che puntano a riportare la città adriatica sulle mappe mondiali dell’arte contemporanea.

Chi su quelle mappe ce l’aveva già posizionata con forza è Ettore Spalletti (1940-2019), pittore della luce che rappresentò l’Italia alla Biennale di Venezia 1997 e che nutriva un amore profondo per la sua terra. Diretta emanazione della sua passione è Vistamare, la galleria creata dalla nipote Benedetta Spalletti che, da oltre vent’anni, porta il nome della città sulla scena artistica internazionale. La galleria, che oggi ha una sede anche a Milano e partecipa ad alcune delle fiere mondiali più importanti, iniziò proprio dal cenacolo di artisti vicini allo zio pittore cui ora, a tre anni dalla morte, dedica una personale, in corso fino al 28 febbraio, con opere realizzate tra il 1980 e il 2019, alcune delle quali mai esposte al pubblico.

L’autunno 2019 ha segnato una svolta simbolica per la città, con la perdita, a distanza di poche ore l’uno dall’altro, dei due protagonisti indiscussi della storia artistica locale: oltre a Spalletti, la città ha perso l’istrionico gallerista Cesare Manzo che nel 1990 aveva lanciato la rassegna «Fuori Uso», un visionario esperimento durato un quarto di secolo che riempiva di arte internazionale spazi urbani dimenticati. Tra chi oggi sta contribuendo alla rinascita culturale della città, molti vengono dalla scuola Manzo e sono cresciuti nell’humus da lui creato.

Tra questi, Massimiliano Scuderi, direttore della Fondazione Zimei, creata nel 2014 dall’omonima famiglia, che ci racconta: «Dagli anni Settanta ai primi Duemila Pescara è stata al centro del dibattito artistico internazionale, grazie a gallerie come Mario Pieroni, Lucrezia De Domizio e Cesare Manzo e a manifestazioni importantissime. Dopo questa stagione, c’è stato per molto tempo un vuoto, legato all’assenza delle istituzioni, ed è stato questo il motivo per cui è nata la Fondazione Zimei».

Dalla sua sede ospitata in una moderna villa sulle colline pescaresi, la fondazione promuove il dialogo tra le arti e la sperimentazione, a sostegno di giovani artisti e curatori, attraverso un programma di residenze e scambi culturali con organizzazioni nazionali ed estere, mostre, seminari, ricerca ed editoria. Tra i nomi che, negli anni, sono passati da queste parti grazie alla fondazione, ci sono Gordon Matta Clark, Peter Fend, Luca Vitone, Liza Bear, Franck Scurti.

Più di recente, la fondazione ha aperto anche uno spazio espositivo in centro che ha chiamato A Sud, non tanto come riferimento geografico, bensì come punto di vista per la creazione di uno sguardo autonomo e libero. Ospitato al quarto piano dell’unico grattacielo nel centro città, lo spazio è dedicato alla ricerca di giovani artisti nazionali e internazionali e ha già presentato, tra gli altri, lavori di Renato Leotta, Adriano Costa, Andreas Ragnar Kassapis, Pedro Barateiro e Alexandra Barth.

La fondazione non è l’unica ad aver scelto la zona più centrale della città per creare una conversazione sull’arte. A pochi metri da A Sud, sempre nel 2021, è nata anche Ceravento, una galleria che vuol essere spazio di incontro ed eventi e che investe sul territorio anche facendo scoprire la città agli artisti. Come ha fatto con la sua mostra inaugurale, «50 volte Pescara», per la quale ha invitato l’artista italo-africano Luigi Christopher Veggetti Kanku, il quale ha trascorso del tempo a Pescara e scattato 50 fotografie che ha poi trasformato in altrettanti dipinti.

«Pescara è una città piena di orizzonte, dice Loris Maccarone, fondatore di Ceravento, con tanto mare davanti e un’imponente montagna dietro». Ed è forse proprio quell’orizzonte a guidare lo sguardo della città sempre verso il futuro e l’immaginazione. Quella stessa immaginazione evocata, già nel nome, dal nuovo Imago Museum, inaugurato anch’esso nel 2021, in pieno centro. Creato dalla Fondazione Pescarabruzzo che da anni promuove eventi culturali su questi lidi, il museo è ospitato in un bell’edificio razionalista. Per la mostra inaugurale, gli ampi spazi hanno accolto opere di Andy Warhol e Mario Schifano, in un confronto transoceanico all’insegna della Pop Art e dell’eredità classica.

Il museo ha poi dedicato una mostra anche a Joseph Beuys che con l’Abruzzo e la provincia di Pescara ha avuto un rapporto profondo e longevo. Ma anche qui si guarda al futuro e in cantiere c’è ora un’altra novità, come ci ha rivelato il presidente della Fondazione Pescarabruzzo, Nicola Mattoscio: «Oggi Pescara può dirsi città che ha intrapreso la strada della cultura e dell’arte contemporanea sotto diverse forme: non ultimo il fumetto che troverà la giusta collocazione museale in uno spazio, in apertura in autunno, dedicato ad Andrea Pazienza, che accoglierà la più grande collezione delle sue opere, ma anche temporanee, un laboratorio di produzione e di animazione del fumetto e di cartoons».

Prima di Bologna, infatti, nella biografia di Pazienza c’era stata Pescara, dove aveva frequentato il Liceo artistico locale che ne conserva ancora alcuni disegni. Della Pescara di oggi, a Paz piacerebbe certamente il Matta, uno spazio espositivo e per gli spettacoli ricavato nell’edificio di un ex mattatoio e che vuole «portare la bellezza in periferia e promuovere il valore della cultura come bene diffuso».

E gli piacerebbe anche la tanta Street art che riempie i muri urbani di opere firmate anche da artisti di fama internazionale come Millo, che ha fatto della città adriatica la sua casa d’adozione e che qui e nei dintorni ha realizzato diversi lavori. Pescara è invece casa natale per i due artisti Gioia Di Girolamo e Massimiliano Costantini (noti come Ivan Divanto) che, dopo anni a Los Angeles, qui hanno scelto di tornare con il loro Ultrastudio, uno spazio-progetto che qui si è arricchito della collaborazione di un altro artista, Matteo Liberi, e dove i tre organizzano residenze con artisti da tutto il mondo e ospitano happening coinvolgendo realtà culturali emergenti e la comunità creativa locale.

«Vivendo in una megalopoli dove passare ore in macchina solo per spostarsi da una zona all’altra era la prassi, racconta Di Girolamo, ci siamo resi conto del potenziale del nostro territorio: un angolo di paradiso facilmente collegato a grandi città come Milano o Roma. Così abbiamo deciso di tornare in una città che, nel suo piccolo, si è sempre distinta per iniziative d’arte e culturali». E, nel suo piccolo, forse Pescara un po’ somiglia a quelle città californiane dove l’asfalto e la sabbia corrono fianco a fianco all’orizzonte.
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Verso l’orizzonte si apriva anche la Porta del Mare, imponente e coloratissima opera pubblica realizzata da un’altra stella dell’arte locale, Franco Summa, che nel 1993 la volle installata di fronte alla nave-fontana dello scultore pescarese Pietro Cascella, dove la via del passeggio cittadino sfocia verso la spiaggia. Lì la porta rimase solo per pochi mesi, ma oggi che l’artista-architetto che l’aveva concepita è scomparso, in città c’è chi vorrebbe vederla tornare. Già qualche anno fa, l’amministrazione comunale aveva lanciato l’idea, ma ad oggi la proposta è ferma mentre si cerca di capire quale possa essere la collocazione ideale, se quella originale voluta dall’artista o un luogo diverso di una città in cui il cambiamento non si ferma mai.

Intanto, all’estremità opposta di quella stessa strada da cui si apriva la porta verso il mare, da poco più di un anno, la Fondazione Pescarabruzzo ha installato due opere di Summa, «Le Fanciulle», figure che richiamano quella madre terra che l’artista tanto amava e nel rapporto con la quale trovava ispirazione per i suoi lavori.

Costruire, secondo Summa, è da sempre uno dei modi specifici in cui l’uomo sta sulla terra e bellezza e arte sono parte di questo processo, come mezzo di costruzione di esperienze collettive. L’arte nei luoghi urbani era parte importante del linguaggio di Summa e oggi la sua città sembra aver interiorizzato il suo messaggio mettendo in dialogo opere dell’artista con il tessuto metropolitano: nell’area del tribunale, di fronte al complesso OperA realizzato da Mario Botta, sorge il suo «Giardino Incantato», a piazza San Francesco, la sua fontana «Laudato Sii» è un inno alla natura e un appello alla conservazione dell’ambiente, nella zona della Marina Sud, al centro di una piazza giardino, la «Torre dei Venti» rende omaggio alla tradizione della navigazione nelle acque adriatiche.

La Fondazione Summa, istituzione non profit creata dall’artista poco prima della morte con l’obiettivo di «affermare, attraverso l’arte, i valori collettivi e promuovere la qualità degli spazi urbani» porta avanti quell’eredità, sostenendo iniziative che rafforzano «la consapevolezza della responsabilità di tutti nei confronti della vivibilità dei luoghi urbani». Nella Casa Museo Summa, la fondazione organizza organizza seminari di studio e ricerca, rivolti soprattutto ai giovani.

Per Summa «l’arte conferisce vivibilità, significatività e riconoscibilità alla città» (Arte Urbana, Franco Summa, 2016) in una conversazione con il contesto urbano che a Pescara, dove le architetture hanno raramente più di qualche decennio, avviene nella lingua del contemporaneo. Negli ultimi anni, lo skyline pescarese si è arricchito di forme che di quella contemporaneità fanno una scelta identitaria, come il Ponte del Mare, il più grande ponte ciclo-pedonale d’Italia, e il più recente Ponte Flaiano, o come il già citato complesso residenziale realizzato da Mario Botta e il Palazzo Fuksas, sede dell’azienda Fater.

Qui, anche quando si parla di architetture storiche, non si va più indietro del Novecento: è del 1910 l’ex stazione balneare Kursaal progettata da Antonino Liberi e poi convertita in distilleria Aurum da Giovanni Michelucci, sono degli anni ‘50 i tanti edifici modernisti come l’ex università, oggi sede del Museo Vittoria Colonna, o il Museo del Mare, attualmente chiuso, e sono dei primi decenni del secolo le villette in stile liberty ombreggiate da pini marittimi che diedero alla città la reputazione di città giardino.

Giardini, parchi e pinete che, nonostante il disastroso incendio che la scorsa estate danneggiò lo storico Parco D’Avalos, ancora spargono un profumo di Mediterraneo tra le strade cittadine. Proprio da un giardino è partito uno dei più riusciti progetti di Yag/Garage, galleria che, negli spazi verdi adiacenti l’edificio della ex fornace che la ospita, ha installato 26 opere di artisti selezionati attraverso quattro edizioni di un bando rivolto alle Accademie di belle arti italiane. Alcune delle opere sono in dialogo con la natura circostante, altre rendono omaggio al territorio e ai materiali locali, come la bianca pietra della Majella. Tutte sono espressione di una produzione artistica giovanile, perché è in quel gap tra formazione e sistema dell’arte che la galleria si posiziona, cercando di offrire spazi di visibilità ai più giovani.

L’anno scorso la galleria ha interrotto la selezione di nuove opere per mancanza di spazio, ma ha ripreso l’idea di quel progetto con Yag/Garage Italia, una open call pensata per creare una mappatura dei giovani artisti italiani e capire se esistono delle scuole regionali specifiche. Ivan D’Alberto, direttore della galleria, ci ha spiegato che, per quanto riguarda l’Abruzzo, cui, insieme alle Marche, è dedicata la seconda edizione del progetto, una vera e propria scuola regionale è difficile da identificare in quanto molti abruzzesi vanno a formarsi in altre zone d’Italia e così si fanno permeare da altre scuole e riportano poi a casa eterogeneità e varietà di stili.
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«Dover abbandonare il proprio luogo d'origine, magari perché qui non ci sono opportunità, significa poi creare un legame profondo con il territorio di appartenenza. Tanti degli artisti che hanno dovuto lasciare Pescara non riescono a spezzare il rapporto con la città, soprattutto il rapporto con il mare che non li abbandona mai e che torna in tante forme di espressione artistica». La mostra delle opere selezionate per l’edizione 2022 di Yag/Garage Italia è attualmente in corso, fino al 13 agosto, nella sede di Via Caravaggio. Poi, l’anno prossimo, la galleria aprirà un nuovo spazio in cui troverà posto la collezione permanente di circa 150 opere, messe insieme in questi anni di attività.

Lo spazio espositivo andrà ad aggiungersi ai tanti nuovi luoghi d’arte nati in questi anni in città e che con la città sono in dialogo. Come Studi D’Arte, nato lo scorso gennaio nella zona vecchia, a due passi dalle case natali di Gabriele D’Annunzio ed Ennio Flaiano. Anche qui è il mare a dettare il tono: lo spazio nasce intorno al progetto di ricerca «Adriatica Linea», ideato dalla fondatrice Adriana Civitarese per cercare di individuare come le caratteristiche morfologiche e le condizioni di luminosità tipiche del territorio influiscano sulla visione che anima il lavoro degli artisti di questa costa. O, ancora, come Emerge, uno spazio e un progetto creati da Pierluigi Fabrizio, Giorgio Liddo, Cristiano De Medio e Maurizio Vicerè, che cercano di approfondire in maniera critica il concetto stesso di mostra e i limiti dell’esposizione.

Per creare un dialogo tra le molteplici esperienze nate negli ultimi anni, evidenziandone il rapporto con il contesto e le peculiarità territoriali, nasce il Forum Fra, concepito dall’Associazione Hub-C di Giovanna Romano e che, dopo le prime due edizioni, nel 2022 ha avviato una serie di spin-off in luoghi diversi della regione e in collaborazione con altre associazioni e istituzioni. Una delle più recenti iniziative, una tavola rotonda con il coinvolgimento dell’artista giapponese Soichiro Mihara sul rapporto dell’uomo con il suolo e della scienza con le arti, è stata realizzata in collaborazione con Pollinaria, azienda agricola biologica e centro di ricerca che ospita residenze d’artista, interventi di arte ambientale e promuove un'integrazione tra arte, agricoltura e ambiente. Per visitare Pollinaria bisogna uscire dalla città e addentrarsi tra le colline ai piedi del Gran Sasso.

Qui, il vento contemporaneo che spira da Pescara si insinua tra vigneti e uliveti e tra le strade degli antichi paesi delle aree rurali dove sempre più frequenti sono le iniziative legate all’arte. Come «Silenzio per favore», con cui la Fondazione Aria ha portato progetti di video arte in diversi borghi d’Abruzzo o Stills of Peace che la stessa fondazione organizza da nove anni nel comune di Atri e che quest’anno si arricchisce di una sezione pescarese, ospitata al Museo Vittoria Colonna. L’edizione di quest’anno, inaugurata con «La maratona del contemporaneo», si intitola Italia e Armenia: una ricerca del senso del contemporaneo ed è in corso fino al 4 settembre con eventi dedicati a fotografia, scultura, pittura, performance, video arte e cinema.

«Pescara è la città della fuga in avanti (ha scritto il grande Mario Pomilio verso la metà degli anni Settanta) così racconta il presidente Aria, Dante Marianacci. E questa fuga, sia pure un po' caoticamente, continua. La maratona del contemporaneo interpreta simbolicamente questa fuga, in quanto mette a confronto e fa dialogare artisti, tradizioni e culture diverse, che cercano di affermare, con rinnovata creatività, un mondo migliore, grazie ad una migliore conoscenza tra uomini e popoli».

Nell’orizzonte di Pescara, c’è un mare che è da sempre incontro tra popoli, c’è una contemporaneità fatta di ponti e porte che rifiuta l'identità monumentale e monolitica per creare invece un uomo liquido, come liquida è l’acqua del mare.

Qui tutti gli articoli della serie «Viaggiare con gli esperti»

Gli spazi della Galleria Ceravento

«Dispersione della prima pietra» di Jordi Mitjà. Foto di Massimo Camplone

Un’opera di Millo a Pescara. Foto di Maurita Cardone

Maurita Cardone, 05 agosto 2022 | © Riproduzione riservata

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