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Olga Scotto di Vettimo
Leggi i suoi articoliDocente ordinario di Filosofia Politica presso la Luiss di Roma e filosofo, Sebastiano Maffettone dal luglio 2015 è consigliere per le organizzazioni culturali del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca.
Come valuta e descrive l’azione della Regione nel settore cultura dopo quasi un anno dalla sua nomina?
Ho cercato di costruire una linea di politica culturale che fosse al contempo coerente con il programma del presidente De Luca e in grado di affrontare i problemi culturali della Regione Campania in maniera moderna. Il nucleo profondo di questa linea consiste nel coordinare patrimonio artistico e territorio. L’espressione «patrimonio artistico» l’ho scelta di proposito e appare già nel dettato legislativo dalla Legge 1 del 2016, la legge di stabilità regionale. L’espressione «patrimonio artistico» mi sembra eccellente in quanto è in grado di coniugare hardware e software, proposte ideali e beni culturali cui si indirizzano. Inoltre riprende il concetto di «cultural heritage», che è il più adoperato in campo internazionale e richiama la tradizione e il suo impatto sul presente-futuro. Resta il problema di collegare il patrimonio culturale così inteso con il territorio. Il mio modo di farlo consiste nell’immaginare itinerari culturali che innervino la regione. In questo modo la Campania diventa un «unico distretto culturale» (cito dal programma De Luca) e gli itinerari così concepiti diventano la base per costruire percorsi turistici.
Non si può trascurare il fatto che la Campania è la seconda regione italiana (dopo il Lazio) a essere visitata per motivi culturali e che il 75% dei turisti che visitano l’Italia lo fanno per ragioni culturali. Così facendo si realizza la complementarietà tra politica culturale regionale e politica culturale dello Stato. Se c’è un punto su cui il Mibact ha insistito negli ultimi tempi è proprio la continuità patrimonio culturale-turismo. Noi, come Regione Campania, ci poniamo quale complemento esplicito di questa continuità, realizzandola sul piano normativo ed effettuale con una originalità tutta nostra. Ma come ho detto dall’inizio, dietro questa intenzione robusta c’è anche un elemento di modernità di natura complessa e non lo si può facilmente ridurre a un solo aspetto della nostra proposta. Se però dovessi indicarne uno solo direi la volontà di mettere a sistema e comunicare in maniera innovativa le forme e i modi del patrimonio culturale e naturale, di ineguagliato valore, della regione Campania.
La ricchezza dei siti archeologici come Pompei, Ercolano e Campi Flegrei, dei grandi attrattori culturali e monumentali come Reggia di Caserta, Museo di Capodimonte e Teatro di San Carlo a Napoli, di bellezze naturali e paesaggistiche come Capri, la verde Irpinia e il Sannio, di eventi culturali di livello internazionale come il Festival di Ravello e Napoli Teatro Festival Italia, di enorme espressività artistica (il sound della canzone napoletana, il fiorire del cinema e della serialità televisiva) e di tanti altri luoghi di vita e di arte è sotto gli occhi di tutti. Esiste nella maggior parte dei casi da tempo: tocca a noi, qui e ora, leggerla e riproporla in maniera convincente e adatta ai tempi.
Quali sono le attività principali svolte fino a oggi?
La delibera n. 431/2016, nell’ambito della strategia «Cultura 2020», che propone 12 itinerari culturali, la Legge 1 del 2016 citata all’articolo 10, che fonda l’Agenzia sul «Patrimonio Culturale e il Turismo», la rifondazione di Scabec, che crea una struttura in house di gestione. A questi provvedimenti tecnici si affiancano, tra le altre cose, la legge sul cinema da poco approvata, quella sul teatro e sulla musica in elaborazione e la valorizzazione di musei e svariati siti.
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