Image

Tra i peggiori, «The Blue Banana» di Giuseppe Veneziano nella piazza del Duomo di Pietrasanta

Image

Tra i peggiori, «The Blue Banana» di Giuseppe Veneziano nella piazza del Duomo di Pietrasanta

Il Meglio e il Peggio 2021

Nell’Inferno di Dante finisce la criptoarte: nella trentottesima edizione della nostra inchiesta ovazione per la mostra di Jean Clair alle Scuderie del Quirinale, fischi per mostre e fiere online e per gli Nft. Tra gli artisti vincono… gli architetti, bocciati il restauro dei Marmi Torlonia, la Street art da Banksy a JR

Image

Franco Fanelli

Leggi i suoi articoli

La cultura dà da mangiare, caro ex ministro delle Finanze Giulio Tremonti e caro ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama (che si lasciò sfuggire, in un discorso del 2014 ai giovani del Wisconsin, il consiglio di studiare più economia che storia dell’arte). Diffusi applausi hanno accolto, nel pagellone annuale del bello e del brutto, altrettanti «fatti» che hanno messo in evidenza quanto sopra.

Il primo è la pubblicazione della ricerca «Arte: il valore dell’Industry in Italia», realizzata dall’Osservatorio di Nomisma. Il secondo è l’approvazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze delle linee guida del Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), con la ripartizione dei fondi europei destinati all’Italia che verranno assegnati e gestiti dalle Amministrazioni pubbliche interessate.

Lo studio di Nomisma (società attiva da oltre 35 anni nella ricerca sui temi dell’economia reale per imprese, associazioni e istituzioni pubbliche) ha anzitutto un pregio: quello di gettare un fascio di luce su un settore ai non addetti poco noto nel suo funzionamento e nella sua economia. Troppo spesso nell’immaginario popolare le «Belle Arti» sono popolate da burocrati scaldasedia, mercanti evasori, artisti cialtroni, onanisti del pensiero, dilapidatori del denaro pubblico, collezionisti speculatori, incantatori di serpenti, ecc.

Nomisma non è un’agenzia investigativa, ma un ente di ricerca che non si occupa di cattivi pensieri, sospetti e «bru bru», per citare un ministro della Cultura attivo ai tempi del sunnominato Tremonti. La ricerca fotografa dati quanto mai eloquenti: un giro d’affari stimato intorno a 1,46 miliardi di euro con un impatto economico complessivo di 3,78 miliardi e 36mila lavoratori impegnati nella filiera per l’arte. Ma anche quasi un migliaio di imprese che hanno chiuso i battenti tra il 2011 e il 2019 (quando il numero 19 non contrassegnava un catastrofico virus).

Fisco per fiaschi
Per quanto riguarda invece il Pnrr, il governo ha deciso che alla Cultura spettano 6,675 miliardi, cioè il 3% circa dei 222 miliardi che tra aiuti europei e risorse nazionali dovranno alimentare la nostra reattività alla devastazione economica causata dall’emergenza sanitaria. Di entrambe le notizie, peraltro, i nostri osservatori speciali non mancano di rilevare i chiaroscuri. La stessa ricerca di Nomisma, del resto, ne aveva segnalati, mettendo in luce soprattutto le ruggini della burocrazia.

In queste pagine, l’antiquario Alberto Di Castro sottolinea come «l’applicazione della nuova legge sull’esportazione delle opere d’arte antica si è rivelata estremamente deludente», e la stessa applicazione della legge, secondo il suo collega Tomaso Piva, «suscita incertezze». Il gallerista Franco Calarota rimarca che «le riforme e i tagli allungano enormemente i tempi delle Soprintendenze delle Belle Arti per il rilascio degli attestati di libera circolazione».

Alberto Salvadori, direttore dell’Ica di Milano («Fondazione per tutte le arti»), ribadisce che il nostro governo continua a «non voler attuare seriamente una politica fiscale per i beni artistici». Quanto al Pnrr, se Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento di Firenze, ne lamenta «le mancate risorse a sostenere la produzione artistica e culturale nei musei», Fabio Isman, giornalista e scrittore, afferma che non si capisce se i fondi del Pnrr «andranno a chi, o a che cosa, ne ha veramente bisogno», mentre Anna Coliva, direttrice emerita della Galleria Borghese di Roma, teme «l’incapacità del Ministero di coniugare tutela e sviluppo per cogliere le possibilità offerte dal provvedimento».

Viva Baratta abbasso Beeple
Si guarda al domani, ma il presente è ancora condizionato dal Covid-19, protagonista per il secondo anno consecutivo della nostra inchiesta. L’assenza del pubblico internazionale nelle fiere si fa sentire (lo rileva il gallerista Renato Cardi) e alcuni «giurati» hanno preferito assegnare una «sufficienza politica», o se vogliamo hanno optato per una sorta di indulgenza plenaria, anche a mostre che forse in altri tempi non l’avrebbero meritata.

Ma il coraggio va premiato. Ciò non toglie che il consuntivo comprenda promozioni e stroncature. Se la stessa Coliva boccia quasi tutte le mostre celebrative per i 700 anni della morte di Dante, raccoglie molti consensi «L’Inferno» di Jean Clair alle Scuderie del Quirinale. Piace (non a Vittorio Sgarbi, ma per l’allestimento) Domenico Gnoli alla Fondazione Prada di Milano, in ottima coabitazione cittadina con «Realismo Magico» a Palazzo Reale.

In un periodo in cui la lettura ha conosciuto un’attesa rivincita, forse anche i cataloghi delle mostre hanno smesso di essere ingombranti trofei da tavolino, riconquistandosi il loro ruolo di libri contenitori non solo di immagini souvenir ma anche di saggi: vanno forte, tra gli altri, quelli sulla Collezione Cerruti a Rivoli (Allemandi), sulla mostra «Grand Tour» a Milano (Skira).

Piace un libro dedicato alla mostra più famosa del mondo, la Biennale di Venezia, la cui storia è ripercorsa nelle edizioni Marsilio dal presidente che l’ha rifatta grande nei suoi lunghi anni a capo dell’ente, quel Paolo Baratta che qualcuno (non in queste pagine, dedicate del resto al recentissimo passato e non all’imminente futuro) vorrebbe anche Presidente della Repubblica. Massimo Di Carlo dichiara di avere molta nostalgia di quelle «piccole enciclopedie e veri trionfi della carta patinata» che erano (e sono e torneranno a essere) i cataloghi delle aste, il gallerista di Verona mette sulla lavagna, nella colonna dei sonoramente bocciati le mostre online e il digitale.

Non è l’unico (anzi, qui è in numerosa compagnia) a dire che le fiere e le mostre in presenza sono insostituibili, e lui come altri considera la criptoarte un nefasto avvento figlio dell’era della smaterializzazione, mettendola al primo posto tra le peggiori notizie dell’anno. Ci sono cose incancellabili, come la fisicità dell’opera d’arte e dei rapporti umani. Altre, purtroppo, sono state cancellate, come la patina dei Marmi Torlonia: che fine ha fatto, si chiedono lo storico dell’arte Fabio Benzi e gli antiquari Francesca Antonacci e Giovanni Pratesi?

Banksy oscura Cattelan
E che fine hanno fatto gli artisti? Ce lo chiediamo ogni anno, considerata la loro non sempre onorevole tendenza a defilarsi e a declinare inviti (anche il nostro) quando c’è da prendere posizione. Tra i più votati nella colonna dei «buoni» sono gli architetti. Cucinella per la sua vocazione alla sostenibilità; Chipperfield per la nuova Kunsthaus di Zurigo e per il restauro della Neue Nationalgalerie di Berlino, opera di Mies van der Rohe; momenti di gloria anche per Fuksas e per la sua Nuvola all’Eur, così versatile, sottolinea ancora Alessandra Di Castro, da ospitare un centro vaccinale, un G20 e la nuova fiera d’arte contemporanea di Roma. E poi Bellini, l’intramontabile Renzo Piano.

Sugli scudi anche i grandi costruttori del passato prossimo: l’art consultant Clarice Pecori Giraldi ci ricorda la grandezza di Carlo Scarpa, mentre Fabrizio Pedrazzini, presidente della Federazione Italiana Mercanti d’Arte, ritiene che Giò Ponti debba essere ulteriormente rivalutato. Così come non mancano gli omaggi ai 90 anni di un grande studioso dell’architettura, Paolo Portoghesi.

Quanto ai «cattivi», Cattelan, stavolta, se l’è cavata: nonostante fosse una presenza costante tra i bocciati, la sua mostra al Pirelli HangarBicocca sembra essere passata quasi inosservata. Lo ha oscurato, tra i pessimi, Banksy, indiscussa maglia nera del 2021 insieme alla Street art, da JR a Kaws. Per tacere di Jeff Koons, amatissimo dal pubblico che affolla la sua mostra fiorentina, assai meno, nella casella riservata alle mostre, dagli «osservatori speciali» che hanno collaborato alla nostra inchiesta.

È notte fonda anche per la cosiddetta arte pubblica: pollice verso per le banane di Giuseppe Veneziano a Pietrasanta e per la «Spigolatrice di Sapri» di Emanuele Stifano: «Non perché è sessista, spiega Caterina Bon Valsassina, consigliere del ministro Franceschini, ma perché è davvero brutta». Insomma, se Alberto Fiz segnala tra le migliori novità del 2021 il disegno di legge di Riccardo Nencini sul riconoscimento della figura professionale dell’artista, suonano un po’ minacciose le parole della premessa del senatore socialista: «il primo passo [...] è definire che cosa si intende per artista». Visto che i pareri sull’argomento sono fortunatamente vari e che siamo in democrazia, ci attendiamo un lunghissimo dibattimento in aula.

I MIGLIORI

La mostra o la fiera

Inferno, Scuderie del Quirinale, Roma (9);
Domenico Gnoli, Fondazione Prada, Milano (7);
Grand Tour. Sogno d’Italia da Venezia a Pompei, Gallerie d’Italia, Milano (6);
I Marmi Torlonia. Collezionare capolavori, Musei Capitolini, Roma (3);
Il Corpo e l’anima. Da Donatello a Michelangelo, Louvre, Parigi e Castello Sforzesco, Milano (3);
Burri. La poesia della Materia, Fondazione Ferrero d’Alba (3)

Il critico, storico d’arte o curatore
Jean Clair (8);
Fernando Mazzocca (3);
Vincenzo de Bellis (2);
Andrea Villiani (2);
Elio Grazioli (2);
Carlo Falciani (2);
Xavier Salomon (2)

Il museo pubblico
Gallerie degli Uffizi, Firenze (6);
Macro, Roma (4);
Kunsthaus, Zurigo (3);
Castello di Rivoli (3);
Museo Egizio, Torino (3);
Museo Poldi Pezzoli, Milano (3)

La galleria, l’antiquario o la fondazione
Fondazione Prada (4);
Alessandra Di Castro (3);
Fondazione Morra Greco, Napoli (3);
Fondazione Biscozzi-Rimbaud, Lecce (2);
Fondazione Venetian Heritage Onlus (2);
Fondazione Di Castro, Roma (2)

L’artista o l’architetto
Renzo Piano (4);
David Chipperfield (4);
Jimmie Durham (2);
Pier Paolo Calzolari (2);
Anselm Kiefer (2);
Giulio Paolini (2)

Il funzionario o il politico
Eike Schmidt (6);
Dario Franceschini (5);
Tommaso Sacchi (4);
Maria Vittoria Marini Clarelli (3);
Lorenzo Casini (3);
Stefano Casciu (2)

Il restauro
Mausoleo di Augusto (3);
Cantiere di San Marco a Venezia (3);
Cappella Cornaro in S. Maria della Vittoria, Roma (2);
Luxor, il Viale delle Sfingi (2)

Il libro o il catalogo
Catalogo ragionato Collezione Cerruti, Allemandi (2)
Il Giardino e l’Arsenale: una storia della Biennale di Paolo Baratta, Marsilio (2)

La notizia, la legge o il fatto politico
Il rapporto Nomisma (4);
Pnrr (3);
Tommaso Sacchi assessore alla Cultura a Milano (2);
La creazione di un tavolo ministeriale permanente per la circolazione delle opere d’arte (2);
La scoperta di un grande carro cerimoniale fatta negli scavi di Pompei (2)

I PEGGIORI
La mostra o la fiera
Jeff Koons. a Palazzo Strozzi, Firenze (7);
Lo squarcio di JR sulla facciata di Palazzo Farnese a Roma (3)

Il critico, storico d’arte o curatore
Vittorio Sgarbi (4);
Marco Goldin (3)

Il museo pubblico
Mart, Rovereto (5);
Museo Civilt. Romana (2)

La galleria, l’antiquario o la fondazione
Centro Pecci (2)

L’artista o l’architetto:
Banksy (6);
Beeple (3);
Jeff Koons (3);
Giuseppe Veneziano (2);
JR (2)

Il funzionario o il politico
Dario Franceschini (3);
Virginia Raggi (3);

Il restauro
I Marmi Torlonia (3)

Il libro o il catalogo
nessuno ha più di un voto negativo

La notizia, la legge o il fatto politico
La cifra destinata in Italia alla cultura e le possibili destinazioni del Pnrr (5);
Le riforme e i tagli che allungano i tempi per gli attestati di libera circolazione o le autocertificazioni (3);
Il patrimonio culturale nelle mani dei talebani in Afghanistan (3);
Bolla Nft (3);
La morte di Weiner e Durham (3)

I CONTROVERSI
Arte in Nuvola a Roma (+2 -3);
Franceschini (+5 -3);
Pnrr (+3 -5) per i dubbi sulla gestione;
La questione della circolazione delle opere (+2 -3);
Il restauro della «Ragazza che legge una lettera» di Vermeer, Gemäldegalerie Alte Meister, Dresda (+1 -1)

IL MEGLIO E IL PEGGIO 2021 è pubblicato integralmente nel numero di gennaio di Il Giornale dell'Arte

Tra i peggiori, «The Blue Banana» di Giuseppe Veneziano nella piazza del Duomo di Pietrasanta

Tra i controversi, la nuova fiera della capitale Roma Arte In Nuvola

Tra i migliori, la mostra «Domenico Gnoli» alla Fondazione Prada di Milano

Tra i controversi, il restauro della «Ragazza che legge una lettera» di Vermeer © Gemäldegalerie Alte Meister

Tra i peggiori, lo «Squarcio» di JR a Palazzo Farnese a Roma

Tra i migliori, il restauro del Mausoleo di Augusto a Roma

Tra i migliori, il direttore degli Uffizi Eike Schmidt

Tra i peggiori, la mostra «I Marmi Torlonia. Collezionare Capolavori» ai Musei Capitolini © Fondazione Torlonia, Electa, Bvlgari

Franco Fanelli, 05 gennaio 2022 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

Artista, bibliotecario, insegnante privato di francese, organizzatore e geniale allestitore di mostre: il suo celebre orinatoio capovolto è stato considerato l’opera più influente del XX secolo. Usava lo sberleffo contro la seriosità delle avanguardie storiche, e intanto continuava a scandagliare temi come il corpo, l’erotismo e il ruolo dello spettatore

Mercato e passione: l’anima di una fiera ricca di scoperte, non solo per collezionisti, ma per l’intero sistema dell’arte. Ne parla il direttore Luigi Fassi

A 92 anni l’artista tedesco è uno dei più ricchi e più imitati del mondo. I suoi ammiratori lo indicano come l’unico erede possibile degli antichi maestri, un pittore il cui vero soggetto è la pittura stessa, ma c’è anche chi sospetta che il suo trasformismo stilistico sia una strategia commerciale capace di sfruttare e di estetizzare anche l’Olocausto

Curato da Giuseppe Appella, esce il monumentale Catalogo generale di un artista-umanista «prosecutore di una tradizione rinascimentale»

Il Meglio e il Peggio 2021 | Franco Fanelli

Il Meglio e il Peggio 2021 | Franco Fanelli