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Napoli, il suo golfo e il Vesuvio

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Napoli, il suo golfo e il Vesuvio

Il cambio climatico e i siti Unesco nel Mediterraneo: Napoli

Che cosa ne sanno e che cosa decidono di fare i rispettivi governanti?

Olga Scotto di Vettimo

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Le città antiche del Mediterraneo erano costruite sull'acqua. Ma oggi l'acqua sale e diventeranno città sommerse. Una ricerca pubblicata dalla più autorevole rivista scientifica del mondo «Nature», dà per certi i danni gravissimi provocati dai cambiamenti climatici ai 49 siti del Patrimonio Unesco lungo le sponde del Mediterraneo. 37 di loro saranno inondati entro il 2100.

Napoli: 1,6-1,8 metri sotto
Area di circa 7,2 chilometri quadrati, nella quale si rintraccia la storia della città sin dalla fondazione greca, entra nel 1995 nel Patrimonio Unesco con la seguente motivazione: «È una delle più antiche città di Europa, il cui tessuto urbano contemporaneo preserva gli elementi della sua storia lunga e ricca di avvenimenti. La sua collocazione nella Baia di Napoli conferisce al luogo un valore universale dominante che ha esercitato una profonda influenza in molte parti d’Europa ed oltre».

Indicato al n. 726 dello studio pubblicato su «Nature», è a rischio medio alto alluvione (giallo, 4,1-7,0) ed erosione (giallo 4,1-7,0) e si prevede un innalzamento del livello del mare tra 1,6 e 1,8 m in 100 anni (verde scuro). Carmine Piscopo, assessore ai Beni Comuni e all’Urbanistica del Comune di Napoli, con deleghe al centro storico Unesco, dichiara: «Va affermato in premessa che, nell’ambito del Grande Progetto Unesco stiamo portando avanti 29 interventi volti alla valorizzazione e alla messa in sicurezza dei Beni. Siamo a conoscenza dei dati pubblicati da “Nature”. È tempo che le città storiche vengano studiate sotto la lente dei rischi, che a Napoli sono anche vulcanici, con la presenze del Vesuvio e dei Campi Flegrei. Ma non si possono affrontare queste questioni con i soli bilanci comunali, che hanno margini limitati o sono in dissesto. Le città storiche stanno subendo tagli da tutti i governi. Questi rischi sono un problema nazionale, è ora che se ne occupino i Governi».

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Olga Scotto di Vettimo, 21 dicembre 2018 | © Riproduzione riservata

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