Giusi Diana
Leggi i suoi articoliUna città ricostruita dopo la distruzione, un tema tragicamente d’attualità: la storia di Gibellina, rasa al suolo non da una guerra, ma dal disastroso terremoto del Belìce del 1968, e rifondata a 20 chilometri di distanza, ne è un esempio, anche se tuttora controverso. Gibellina nuova è legata a una figura di grande carisma, il sindaco Ludovico Corrao, e alla sua capacità, insieme ad altri intellettuali, di chiamare a raccolta in quello scorcio degli anni ’70 e ’80 artisti e architetti di fama, che qui hanno lasciato le loro opere, dando vita a un vero e proprio parco d’arte a scala urbana, tra i più estesi d’Europa.
Il tessuto della città è infatti costellato di opere d’arte contemporanea (soprattutto sculture) e costituito da architetture postmoderne (Ludovico Quaroni e Luisa Anversa, Alessandro Mendini, Vittorio Gregotti, Franco Purini e Laura Thermes, Francesco Venezia tra gli altri). E, inoltre, con le opere in parte donate dagli artisti si sono istituiti due musei d’arte contemporanea, il civico Mac Museo d’arte contemporanea Ludovico Corrao, riaperto lo scorso luglio, e il Museo delle Trame Mediterranee nel Baglio Di Stefano, sede della Fondazione Orestiadi presieduta da Calogero Pumilia.
Un caso studio Gibellina lo è sempre stata, sia perché raro esempio urbanistico contemporaneo di città di nuova fondazione, sia per la presenza di un unicum come il «Cretto» di Alberto Burri, una delle opere d’arte più grandi al mondo con i suoi 80mila metri quadrati. Il «Grande Cretto» (1984-89, completato nel 2015) è un’opera visionaria plasmata con i ruderi di Gibellina vecchia, la sua valorizzazione passa anche da un progetto della Regione Sicilia, finanziato con 1,55 milioni di euro di fondi comunitari, che doterà il sito di servizi aggiuntivi per i visitatori, il progetto è firmato da Mario Cucinella.
Torniamo a Gibellina nuova. Fin dall’ingresso alla città ad accogliere il visitatore è la monumentale «Stella» in cemento, una scultura attraversabile di Pietro Consagra del 1981 che è stata concepita come porta del Belìce. Anche Consagra, come Burri, ha realizzato qui alcune delle sue opere monumentali, a metà tra scultura e architettura, come il «Meeting» e il Teatro, rimasto incompiuto (attualmente al centro di un progetto di riqualificazione firmato sempre da Cucinella).
Si consiglia di partire dalla visita del Mac Museo Civico d’arte contemporanea, riaperto a luglio con un efficace allestimento della collezione; plastici, bozzetti e maquette consentiranno di orientarsi meglio nella visita alla città. Il museo è formato da 8 sezioni dove sono esposte 400 delle 2mila opere che vanno dal Futurismo ai nostri giorni; da menzionare, tra gli altri, il ciclo della Natura di Mario Schifano con le 10 grandi tele dipinte a Gibellina. Tra gli artisti esposti, Guttuso, Accardi, Angeli, Festa, Boetti, Scialoja, Afro, Boero, Rotelli, Miccini, Simeti, Cucchi, Paladino, Chia, Christo, Battaglia, Jodice.
Ma la collezione prosegue soprattutto all’esterno del museo nelle piazze e nelle architetture, con opere di Consagra, Uncini, Melotti, Accardi, Cappello, Franchina, Spoerri, Spagnulo, Colla, Cascella, Fontcuberta. Solamente le sculture e le installazioni negli spazi pubblici sono circa 60, costruite soprattutto in cemento e metallo, con un continuo bisogno di manutenzione, come ci spiega Tanino Bonifacio, assessore alla Cultura del Comune di Gibellina: «Tra le opere che hanno necessità di interventi urgenti, il Meeting di Consagra, utilizzato come spazio espositivo fino a 3 anni fa, che al piano superiore ha problemi di infiltrazioni e le vetrate da sostituire, e bisogna fare la manutenzione del Grande Cretto, cosa che va ripetuta ogni 3 anni, e l’ultimo intervento è del 2017».
Dal 2020 il Comune di Gibellina ha avviato il restauro di alcune opere, con circa 60mila euro di fondi comunali, ma tanto rimane ancora da fare, come sottolinea anche il sindaco Salvatore Sutera. Fino ad oggi sono state restaurate le opere che si trovano davanti al Mac: una scultura di Nino Mustica in vetroresina, la «Ragnatela» di Arnaldo Pomodoro, la «Macchina per ascoltare il vento» di Giovanni Albanese e (con contributi privati) l’installazione di Emilio Isgrò «La freccia indica l’ombra di una freccia».
Altri interventi hanno riguardato «Omaggio a Tommaso Campanella» (1987) di Mimmo Rotella, collocata al centro della piazza 15 Gennaio 1968, che ha ritrovato l’originaria policromia, come la «Scultura sdraiata» (1992) di Salvatore Cuschera. Ripitturati e resi maggiormente stabili anche i 16 ferri bianchi di «La città di Tebe» (1988) di Consagra. Restaurata anche la «Doppia spirale» (1987) in ferro di Paolo Schiavocampo, insieme a «Tensioni» (1979) di Salvatore Messina.
Poco sopra la città, altra tappa obbligata è il Museo delle Trame Mediterranee (Premio Icom 2011 per la mediazione culturale) diretto da Enzo Fiammetta che nel Baglio Di Stefanoaccoglie il pubblico con un’altra opera monumentale, «La montagna di sale» di Mimmo Paladino, nata come scenografia per lo spettacolo «La sposa di Messina». La Fondazione è stata voluta da Corrao per esporvi opere d’arte sia visive che decorative provenienti dai Paesi del Mediterraneo, insieme a quelle nate per le Orestiadi, il celebre festival teatrale internazionale.
Qui si possono osservare le scenografie di Bob Wilson, i bozzetti di Paladino, le grandi macchine sceniche di Arnaldo Pomodoro e l’installazione «Gibella del martirio» di Emilio Isgrò; imperdibile «Il Tappeto Volante», l’installazione di Stalker che riprende le muqarnas della Cappella Palatina di Palermo, riprodotte con migliaia di corde di canapa e rame.
Altri articoli dell'autore
Nominata «Capitale italiana dell’Arte contemporanea 2026», la città conosciuta per il «Cretto» di Burri è in preda al degrado e all’abbandono. Basteranno eventi effimeri come mostre, festival, conferenze, residenze e laboratori a riscattarne l’immagine?
Con questa mostra urbana per le strade di Palermo viene finalmente posta l’attenzione su questa particolare attività dell’editore siciliano, il cui archivio conserva un tesoro di oltre 100mila scatti, perlopiù inediti
Oltre 200 opere della collezione «Elenk’Art» sono esposte nel Palazzo Sant’Elia di Palermo a testimoniare la passione di una dinastia di pasticceri collezionisti, trasmessa di padre in figlio
Il dimenticato carro trionfale di 14 metri, realizzato in occasione del Festino del 2007 in onore della santa, è stato oggetto di un restauro per restituirlo agli abitanti del quartiere popolare Sperone a Palermo