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Visitatori nello stand di Sam Fogg in una passata edizione di Tefaf. Foto Natascha Libbert

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Visitatori nello stand di Sam Fogg in una passata edizione di Tefaf. Foto Natascha Libbert

Tefaf Maastricht: esserci è un traguardo

Aspettative e proposte di punta dei 24 mercanti italiani

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Elena Correggia

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Ci sono ottimismo e aspettative importanti fra gli espositori italiani in occasione della fiera che viene riconosciuta quale sinonimo di eccellenza a livello mondiale nel mercato dell’arte, per qualità e rarità delle opere, da sempre al centro di una rigorosa selezione.

Dal 16 al 24 marzo antiquari e galleristi si daranno appuntamento nei padiglioni di Tefaf Maastricht 2019, desiderosi di proporre il frutto di appassionati studi e ricerche a un pubblico interessato e assai competente. Sei le gallerie che partecipano per la prima volta: Bottegantica di Milano, Fondantico e Galleria d’Arte Maggiore g.a.m. di Bologna, Maurizio Nobile (Bologna e Parigi), Porcini di Napoli e Carlo Virgilio & C. di Roma, oltre a Santa Tecla di Padova, scelta all’interno della sezione Showcase.

«Tefaf Maastricht è un traguardo importantissimo per il quale sono necessarie dedizione, partecipazione e costanza», spiega Enzo Savoia, direttore di Bottegantica, che nel suo stand racconterà dell’Italia all’estero, ovvero degli artisti italiani che fra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento vissero nelle principali città europee, in primis a Parigi (fra questi Antonio Mancini, Giovanni Boldini, Umberto Boccioni, Giacomo Balla, Gino Severini).

«Tefaf è un importante tassello di una storia che ha radici antiche e che avanza verso il futuro. La curiosità e la passione sono le chiavi di questo lavoro. Ciò impedisce di vedere qualsiasi risultato, per quanto prestigioso, come un punto di arrivo perché c'è sempre la voglia di spingersi un po' più in là, di presentare nuovi progetti, di stringere nuove collaborazioni», afferma Franco Calarota della Galleria d’Arte Maggiore.

Collocare alcune opere all’interno di collezioni prestigiose, private e pubbliche, e rapportarsi con maggiore continuità con realtà museali all’estero è l’auspicio di Tiziana Sassoli, proprietaria di Fondantico, galleria con una particolare specializzazione nella scuola pittorica emiliana.

Fra i veterani della manifestazione c’è invece Alessandra Di Castro, che sottolinea come l’ingresso di numerosi connazionali tra gli espositori sia «un grande traguardo per l’antiquariato italiano, frutto di un’eccellenza costruita sul campo con grande professionalità e impegno, con la voglia di raccontare al mondo il nostro gusto e la smisurata ricchezza della tradizione artistica italiana». La speranza di intensificare il dialogo e le relazioni con colleghi, collezionisti, curatori e studiosi è poi condiviso da numerosi altri espositori.

Vasta, come di consueto, la gamma dei generi artistici e dei periodi storici proposti, che spaziano dai fondi oro agli arredi degli ebanisti più illustri e agli oggetti più preziosi ed estrosi, passando per la scultura, ben rappresentata anche per l’alta epoca e per la pittura (con una particolare attenzione alla ritrattistica) italiana del Cinquecento e Seicento.

Non mancano vedute e disegni fra XVIII e XIX secolo, ma anche opere delle avanguardie del Novecento e del dopoguerra italiano fino al contemporaneo, ormai entrato a pieno titolo fra i linguaggi ospitati dalla fiera. Qui sotto, i mercanti italiani ci hanno segnalato le loro opere di punta a Maastricht.

Altomani & Sons
«Crocifissione» realizzata dal bolognese Orazio di Jacopo, una luminosa tempera su tavola a fondo oro (71x59cm). L’artista (1384 circa-1449) risente dell’influsso della pittura tardogotica, evidente in particolare nella definizione delle figure e con un richiamo a un omonimo soggetto di Gentile da Fabriano nell’essenzialità del paesaggio.

Paolo Antonacci
«Donna alla fontana (La Musa Melete)», tempera, matita e carboncino su carta di Adolfo De Carolis (1874-1928). Si tratta del cartone preparatorio per il dipinto che l’artista espose alla Biennale di Venezia del 1899. Testimonianza di Preraffaellismo italiano che interseca fonti letterarie medievali, mitologiche (la Musa Melete), figurative (l’ispirazione a Pinturicchio) e spirituali (l’acqua dei viventi). Prezzo: 60mila euro.

Antonacci Lapiccirella Fine Art
Lo stand punta sulla pittura nordica e spicca un raro dipinto dello svedese Hilding Werner (Kårud, 1880-1944), «Alba sul lago Glafsfjorden a Värmland», un olio su tela del 1920 circa. La resa pittorica si caratterizza per un uso assai soggettivo di cromie sature, nei toni prevalenti del blu e del giallo, mentre una linea morbida di memoria munchiana demarca la grandiosità degli spazi.

Antichità Bacarelli
(condivide lo stand e le opere proposte con Botticelli)
Scultura in terracotta attribuita a Stoldo Lorenzi, artista attivo tra Firenze e Pisa nella seconda metà del XVI secolo, che raffigura il dio Marte vestito del solo elmo da battaglia, in postura roteante e virtuosistica anatomia. L’opera nacque come modello dimostrativo per essere tradotto in marmo o bronzo.

Botticelli Antichità
(condivide lo stand e le opere proposte con Bacarelli)
«Allegoria dell’Invidia», scultura in bronzo fiorentina della seconda metà del XVII secolo. L’invidia, dalle sembianze di una vecchia, gettata a terra dal dio Apollo, costituisce probabilmente un unicum nella scultura. L’opera, dalla pubblicazione di Wilhelm von Bode del 1907, è stata a lungo studiata ed esposta per quasi vent’anni al Fitzwilliam Museum di Cambridge.

Bottegantica
«Merli futuristi», olio su tela del 1924 firmato da Giacomo Balla. Le forze generatrici della primavera sono al centro di una «ricostruzione futurista dell’universo» in cui le onde vitali della vegetazione si intrecciano in modo ritmico a quelle acustiche del cinguettio di un gruppo di merli.

Alessandro Cesati
Raro cofanetto senese in legno dipinto della metà del Trecento per preziosi e minuti oggetti d’uso. Ad esso è dedicato un volume con contributi di Andrea De Marchi e Chiara Guerzi. La studiosa lo attribuisce a un artista senese della cerchia dei Lorenzetti e vicino a Lippo Vanni e lo riconosce come il più antico fra gli esemplari di cofanetti centroitaliani con coperchio «a pagoda».

Massimo De Carlo
«Untitled (Ernst Ludwig, Grand Duke of Hesse and by Rhine)» (2018), dell’artista polacco naturalizzato americano Piotr Uklanski, è un lavoro realizzato con inchiostro, acrilico e olio su velluto mohair su tela, materiali nuovi per la pratica dell’autore. Il lavoro fa parte della nuova produzione dell’artista e rappresenta Ernst Ludwig, Duca di Hesse, vero patron delle arti e che fondò nel 1899 la Darmstadt Artists’ Colony – che ospitò numerosi artisti dell’Art Nouveau.

Alberto Di Castro
Scrivania a due cassetti con due scarabattoli laterali a quattro tiretti (1760-70). Impiallacciata e intarsiata in legno di noce, bois de rose e bois de violette è un raro esemplare di mobile romano eseguito per una grande committenza, probabilmente principesca. Prezzo: 120mila euro.

Alessandra Di Castro
All’interno di una «Wunderkammer» di oggetti dal XVII al XIX secolo si segnala una commode lastronata con inserti in scagliola decorata con grottesche sul fronte, sui fianchi e sul piano e applicazioni in bronzo dorato, realizzata a Roma nei primi anni del XIX secolo.

Fondantico di Tiziana Sassoli
«San Girolamo in preghiera», olio su tavola di Filippo da Verona, (1515-20 ca), 213x163 cm. È la più recente acquisizione al catalogo dell’artista, pubblicata nel 2015 da Daniele Benati. Il paesaggio, ricco di minuzie, secondo Beatrice Tanzi collega l’opera a una lettura personale del linguaggio di Lorenzo Lotto nel primo decennio del XVI secolo.

Galleria Arte Maggiore g.a.m.
Una «Natura Morta» di Giorgio Morandi, firmata e datata 1948, proveniente da una collezione privata di Genova. L’opera, un olio su tela di 40x48 cm, vanta un’ampia storia espositiva fra cui al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris e al Museo di Palazzo Fortuny di Venezia.

Gallo Fine Art
«Santa Rosalia», terracotta dorata di Francesco Ignazio Marabitti, databile 1758. È considerata modello preparatorio di una statua marmorea raffigurante la patrona di Palermo, collocata sotto l’altare maggiore della Chiesa di Santa Rosalia a Monreale, datata e firmata dall’artista.

Giacometti Old Master Paintings
«Mosè e il serpente di bronzo» (1656-57), olio su tela di 3 metri di Luca Giordano, è opera degli esordi dell’artista napoletano. Il dinamismo compositivo e l’energia del colore esprimono una fase in cui Giordano si affranca dalla tradizione locale per guardare al Laocoonte, alle sculture di Bernini e alla pittura di Rubens. Prezzo: 800mila euro.

Maurizio Nobile
«Ritratto di Bertolini», (1914), matita e carboncino su carta di Vincenzo Gemito. Il disegno raffigura un componente della famiglia Bertolini, proprietari di un hotel a Napoli per il quale commissionarono diversi disegni. Richiesta: 30mila euro.

Carlo Orsi
Una delle opere di punta è un olio su tavola di Bernardino Luini (57,7x75,6 cm)  raffigurante putti alati che costituisce una nuova aggiunta al catalogo dell’artista. Doveva essere parte di un’ancona composta da vari scomparti e centrata sulla scena della Natività. Databile al 1515-18, s’ispira alle opere di Leonardo di fine Quattrocento, in particolar modo agli apostoli dell’Ultima Cena. Le numerose copie antiche attestano il grande successo avuto da questa composizione, la cui innovativa invenzione fu percepita come elemento a sé stante. Richiesta: 500mila euro.

Walter Padovani
Un «Apollo», di Antonio Minello (Padova 1465 ca-Venezia 1529), a rilievo a tutto tondo in marmo, testimonianza del Rinascimento «archeologico» padovano. La scultura, documentata a Roma già nel 1634 e appartenuta in seguito al conte Stroganoff e all’imprenditore Camillo Castiglioni, riappare sul mercato dopo oltre 50 anni.

Piacenti
Una monumentale «Madonna con Bambino e san Giovannino» (olio su tavola, cm 121x95,5). Importante inedito di Pier Francesco Foschi (Firenze 1502-67), il dipinto arricchisce il corpus del pittore fiorentino, riunito per la prima volta da Antonio Pinelli nel 1967. Strettamente legato all’esempio di Andrea del Sarto (di cui il pittore fu allievo), il gruppo dei personaggi nel nostro dipinto lo interpreta tuttavia alla luce di declinazioni più aggiornate della Maniera fiorentina. Foschi arricchisce la composizione con un motivo inedito o quanto meno raro, il ramo spinoso che trattiene il perizoma del Battista.

Piva & C.
Una coppia di cassettoni intarsiati di Giuseppe Maggiolini, (1790 ca), che nella qualità quasi pittorica dell'intarsio in varie essenze testimonia la perizia tecnica e la fantasia compositiva dell’ebanista lombardo. I due mobili furono nella collezione del nobile milanese e patriota risorgimentale Giorgio Guido Pallavicino Trivulzio. Prezzo: 450mila euro.

Porcini
L’olio su tela «Raimondo di Sangro, principe di Sansevero, in armatura e veste di cavaliere dell’Insigne Reale Ordine di San Gennaro», ritrae un eccentrico protagonista delle vicende del regno borbonico e mostra il livello raggiunto nella ritrattistica da Francesco de Mura (1696-1782). Prezzo: 120mila euro.

Salamon & C.
Eseguito con il rarissimo fondo a «oro di meta» il «Trittico Ringli» è il solo dipinto del Maestro di Sant'Ivo a essere datato, (1438), e di cui si conosca la provenienza originaria. Venne commissionato da Pietro di Giovanni Ringli per la Basilica di San Pietro e Paolo di Avenza, nei pressi di Massa. Prezzo: 450-500mila euro ca.

Santa Tecla
«Ritratto di gentiluomo vestito di nero» del cremonese Vincenzo Campi (1536-91), olio su tela noto già a Roberto Longhi e da lui considerato opera giovanile di G.B. Moroni: con tale attribuzione compare infatti nella sua fototeca, segnalato in collezione privata milanese nel 1949.

Tornabuoni Arte
«Piramide» di Arnaldo Pomodoro, 1987, bronzo p.a (scultura tirata in 6 esemplari + 2 p.a, h 70 cm). L’opera racchiude gli aspetti principali della produzione dell’artista: l’attrazione verso la modernità e il mondo scientifico (il solido geometrico) e la rottura con l’idea di perfezione nell’opera d’arte tramite la rivelazione degli ingranaggi al suo interno.

Carlo Virgilio & C.
«Veduta della valle del Messico», olio su tela di Carlo de Paris, eseguito nel 1838 e studiato dal vero dal primo pittore italiano a recarsi nel Paese latinoamericano. Oltre alla veduta della capitale e dei vulcani la tela documenta la flora esotica e la popolazione nativa e creola anche sotto il profilo degli usi e costumi.

Visitatori nello stand di Sam Fogg in una passata edizione di Tefaf. Foto Natascha Libbert

Elena Correggia, 15 marzo 2019 | © Riproduzione riservata

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